Sull’attentato col tritolo a Fondi, sventato dalla Guardia di finanza, spunta l’ombra del narcotraffico. Questo l’oggetto delle indagini delle Fiamme gialle di Bari, nell’ambito delle quali gli investigatori hanno intercettato le inquietanti telefonate con cui veniva ordinato di distruggere, in modo eclatante, un’azienda di import – export di ortofrutta nella Piana, spesso coinvolta in inchieste sul traffico internazionale di sostanze stupefacenti gestito dalle mafie.
L’Antimafia di Bari sta indagando su un’organizzazione criminale impegnata a fare affari in tale settore in Italia e all’estero e, anche se “il movente dell’attentato ordinato a Fondi è ancora tutto da chiarire”, come ripetono gli investigatori, proprio sugli equilibri interni ai narcotrafficanti si stanno concentrando le indagini.
Tanti i dubbi degli inquirenti sul collegamento con la ditta di import – export di ortofrutta legata al Mof, che i capi dell’organizzazione sotto inchiesta a Bari avevano chiesto di far saltare a loro uomini a Molfetta. Gli investigatori stanno così scavando nel passato di chi gestisce aziende del genere a Fondi, dove non sono mancati quelli che, in qualche modo toccati da indagini sul grande mercato della droga e le mafie, sono legati a chi gestisce tali aziende.
Pochi mesi fa inoltre si è registrato in tale settore, a Fondi, un attentato incendiario, sul quale sono rimasti solo i dubbi, e nella telefonata intercettata dal Gico veniva chiesto agli esecutori dell’attentato dinamitardo programmato proprio di fare “peggio dell’altra volta”. Il pugliese e i tre stranieri arrestati a Molfetta, convalidati gli arresti da parte del gip, si trovano intanto rinchiusi in carcere. E la spiegazione su quanto sta accadendo a Fondi, che attorno a Ferragosto ha visto mobilitarsi le forze dell’ordine allertate dalla Finanza di Bari, potrebbe non essere lontana.
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