“Diecimila euro” per ritirare le accuse sull’evasione fiscale de “La Serena”

Il Tribunale di Latina

Il testimone di un processo per evasione fiscale ha denunciato di aver ricevuto una proposta di denaro per scagionare il principale imputato. “Volevano darmi diecimila euro”, ha sostenuto un tunisino, residente a Cisterna, nella denuncia presentata alla Guardia di finanza. E si è poi presentato davanti al Tribunale di Latina, Silvia Artuso, confermando che lui ha lavorato per venti anni con le cooperative e aveva avuto sempre rapporti con l’imprenditore Angelo Fanfarillo, avallando così l’ipotesi che quest’ultimo fosse l’amministratore di fatto della coop “La Serena”, quella che avrebbe evaso tre milioni di euro e per cui è finito sotto processo.

Una storia che si intreccia con quella del tentato omicidio del vice comandante delle Fiamme gialle di Cisterna, che ha indagato su quelle aziende, e con Mafia Capitale.


Nel processo su “La Serena”, oltre a Fanfarillo, è imputato Antonio Lavarra, 52 anni, di Mottola, in provincia di Taranto, accusato quest’ultimo di aver nascosto in un suo capannone in Puglia documentazione della cooperativa. A rispondere in aula alle domande del pm e del difensore Giuseppe Fevola, sono stati un pensionato di Fiumicino, il quale ha sostenuto di aver lavorato come portiere di notte in un albergo di Ostia e che veniva pagato al nero da “La Serena”, e il tunisino. L’udienza è quindi stata rinviata, per ascoltare altri testimoni, al prossimo 2 novembre.

Fanfarillo è indagato anche come mandante del tentato omicidio del luogotenente Gaetano Reina, aggredito a metà aprile e preso a sprangate appena uscito dalla sua abitazione di Cisterna, lo stesso sottufficiale che ha compiuto accertamenti su “La Serena”. Secondo gli inquirenti, un episodio frutto del risentimento di Fanfarillo verso quel vice comandante della Finanza di Cisterna per le indagine che ha svolto proprio sulle coop e finita anche nell’inchiesta su Mafia Capitale. Le coop di Fanfarillo sarebbero state infatti anche in affari con le società di Marco Clemenzi, quest’ultimo indagato per aver favorito operazioni sporche compiute da Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e, secondo l’accusa, cassaforte dei fasciomafiosi. Particolari per cui la Dda ha già ascoltato anche Reina e si sta interessando agli intrecci tra Cisterna e il “Mondo di Mezzo”.