Fondi, flop Pd alle elezioni: le macerie dopo i passi falsi

Dopo la scoppola elettorale che ha portato al trionfo di Forza Italia, il Partito Democratico di Fondi va verso l’anno zero. Si attende un incontro interlocutorio per fare il punto della situazione, fissato per lunedì pomeriggio. C’è da decidere come ripartire, non è esclusa una rifondazione. La sconfitta pare aver lasciato macerie. La compagine che avrebbe dovuto fare da traino al centrosinistra locale, il partito al governo nazionale, regionale e provinciale, nella tana del senatore forzista Claudio Fazzone ha fallito: 2851 voti di lista (il 12,71% del totale), 3230 per il candidato sindaco Mario Fiorillo (14,22%). Numeri che se confrontati con quelli dei vincitori (il 69,40% delle preferenze al rieletto Salvatore De Meo, il 74,52% alla sua coalizione, il 43,34% alla sola Forza Italia) rendono al meglio i termini di una debacle senza appelli. Roba da incubo. Merito della coalizione del centrodestra, certo. Che però si è trovata la strada spianata oltre ogni aspettativa: sull’asse Fondi-Latina-Roma il Pd ci ha messo del suo.

Innanzitutto, si è arrivati all’appuntamento con le urne privi di un gruppo affiatato che potesse rappresentare una vera alternativa: nell’ultimo quinquennio, nell’opposizione di sinistra, l’incisività dell’azione politica ha troppo spesso lasciato posto ad antipatie e logiche individualistiche. In prospettiva, si è costruito poco e aggregato ancor di meno. “Peccato originale” a cui si è aggiunto un rinnovamento rimasto in sostanza al palo. Emblematico, a riguardo, il caso del giovane Fabrizio Faiola, componente del direttivo provinciale del partito e coordinatore dei renziani fondani: quando non si sapeva chi candidare a sindaco aveva fatto un passo avanti, è subito tornato nell’angolino. I vertici del Pd di Latina hanno scelto di appoggiare un’altra corrente. Evidentemente scottato, Faiola non si è nemmeno candidato per un posto in consiglio.


*Memoria corta*
*Memoria corta*

Circostanze e passi falsi a cui si è inoltre aggiunta la latitanza della Regione a guida democrat. Coi “compagni” in difficoltà, la Pisana è apparsa troppo distante dal partito e dal territorio, dalla questione ospedale al Mof. Assenza rimarcata anche in campagna elettorale: è indicativo che il governatore Nicola Zingaretti, dimenticandosi dell’appoggio di migliaia di fondani alla sua elezione, in queste amministrative sia andato a fare passerella nella ciociara Pontecorvo (poco più di 13mila persone) e non nella vicina Piana. Era ad un passo, ha indirettamente dato una nuova spallata ai sodali di Fondi.

*Foto di gruppo prima della disfatta*
*Foto di gruppo prima della disfatta*

Il risultato complessivo? Un Pd fortemente ridimensionato, frazionato e con le gambe tagliate. Non si è riusciti nemmeno a trovare i numeri per il listino del sindaco, saltato all’ultimo. L’unica lista, quella di partito, si è presentava con “le pezze”: su ventiquattro candidati, tre erano indipendenti socialisti, uno era appena fuoriuscito dal M5S e due avevano appena salutato il Nuovo Centrodestra. Persino il candidato sindaco Fiorillo, pur da sempre a sinistra, non aveva la tessera Pd.

Ad urne chiuse, a rimarcare la sconfitta dell’azione della regia dei democrat è la composizione della minoranza in consiglio. Tre, i consiglieri eletti per il partito. Nessuno dei quali, se non nell’ultima campagna elettorale, aveva mai fatto direttamente parte del Pd: il candidato a sindaco Mario Fiorillo è stato “pescato” all’ultimo nel vano tentativo di togliere le castagne dal fuoco; Maria Civita Paparello è iscritta al partito da poco più di due anni, ma proviene dalla civica “Civita per Fondi” ed ha finora rappresentato una delle voci interne fuori dal coro; Luigi Parisella fino a pochi giorni prima del voto era nei ranghi Ncd, ed ancora oggi è senza tessera Pd.