“Ipab svuotata di contenuti”, il commissario Agresti si è dimesso

Giovanni Agresti
Giovanni Agresti

Clamorosa rinuncia all’incarico, da parte di Giovanni Agresti, nominato il 17 febbraio scorso, commissario straordinario dell’IPAB (Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza) “SS Annunziata” di Gaeta con decreto del Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti. E proprio al governatore regionale l’ex sindaco di Itri per tre mandati e l’ex assessore provinciale al tempo della presidenza di Paride Martella ha rimesso ieri una nota contenente le sue dimissioni “per impossibilità di svolgere il mandato assegnatomi a causa del venir meno delle condizioni oggettive e soggettive necessarie per il compimento del mandato stesso. Infatti – prosegue la lettera – come si noterà dalla relazione che seguirà, già preannunciata e  suggerita in ottemperanza ai principi di trasparenza e legalità dalle SSLL più volte enunciati, l’IPAB è stata “svuotata” di contenuti, essendo la Fondazione Alazaia, così come a suo tempo costituita, di natura esclusivamente privatistica verso la quale il sottoscritto non ha e non ha avuto veste alcuna per agire”.

Fin qui la motivazione ufficiale. Ma a corredare l’esplosiva decisione ci sono faldoni di documenti minuziosamente raccolti e che Agresti si appresta a inviare a una serie di figure istituzionali ispettive di cui fornirà, tra qualche giorno, i nomi, insieme allo ‘scottante’ contenuto dell’intero dossier.


Stralciando da un primo documento le ragioni del suo gesto, Agresti ricorda che “subito dopo la nomina, mi ero recato presso la sede IPAB operativa di Formia per chiedere al direttore amministrativo, Giovanni Caprio, una relazione economica e gestionale che mi veniva consegnata dopo alcuni giorni stringata e priva di sottoscrizione. Dopo il ricevimento del documento, mi attivavo nelle vesti di commissario e scoprivo che l’IPAB aveva  costituito (23.9.2010), nella stessa sede sociale, la fondazione Alzaia Onlus, non lucrativa in persona del presidente pro tempore per la gestione patrimoniale e sociale dei beni dell’IPAB. Successivamente, una convenzione operativa tra IPAB e Alzaia, portava allo eliminazione della qualifica Onlus. Con tale ultima modifica dello Statuto, prosegue la nota, l’operatività dell’IPAB è risultata svuotata di qualsivoglia attività, avendo la fondazione stessa carattere esclusivamente privatistico, passaggio di cui non si riscontra presso la regione alcuna documentazione relativa alla sua approvazione o meno”.

In riferimento alle modifiche normative, Agresti ha fatto rilevare che il mandato da direttore generale è passato dal precedente limite massimo di cinque anni agli attuali dieci. A questo proposito non è passato inosservato l’escamotage che prevede la nomina a direttore generale di Caprio, da parte di Pietro Bianchi, già presidente dell’IPAB e ora legale rappresentante dell’Alzaia: fatto curioso che evidenzia come i vertici dell’IPAB siano slittati automaticamente e nella loro integrale interezza dall’IPAB (adesso svuotata completamente di capacità operativa), alla fondazione Alzaia, struttura privatistica che ha consentito di bypassare in maniera apparentemente legale le normative che regolano il funzionamento delle strutture pubbliche.

Inoltre la decorrenza dell’assunzione a direttore della stessa Alzaia, conferita a Giovanni Caprio, decorre dal marzo 2015 (a fronte della nomina conferita già dal 2014). Nell’ambito delle verifiche, si è constatato che il figlio Dario Alberto Caprio, è stato assunto, con contratto di lavoro a progetto, dal 9.3.2015 al 31.01.2016, per l’importo di 19.800 euro.

Agresti precisa ancora che ha trovato decretato il fatto che “in caso di revoca della convenzione con lo fondazione Alzaia, l’IPAB si impegna ad accollarsi tutti gli obblighi e gli oneri della stessa, compreso il personale, in violazione della disciplina che regola le assunzioni in materia pubblicistica”.

E, a giorni, vedremo a chi perverrà il voluminoso e compromettente dossier. Per ora il primo dato certo è che Agresti, con il suo gesto, ha fatto capire di aver sollevato il coperchio del contenitore da cui promana un tanfo di indicibile e pericolosa confusione.