Deposito Intergroup, “abusivo” ma per qualche politico è “interesse comune”

Ancora un'immagine del deposito

Ancora un rinvio per il Consiglio comunale di Sessa Aurunca che doveva decidere sulla destinazione d’uso del discusso deposito Intergroup, che fino a qualche mese fa stoccava Pet-Coke, fino al sequestro per mancanza di titoli autorizzativi. Ieri, venerdì, nuovo posticipo a data da destinarsi, dopo il rinvio del 4 gennaio scorso (Consiglio comunale Sessa Aurunca). Perchè ora la questione diventa molto delicata. Solo qualche giorno fa infatti il ministero dello sviluppo economico “ha emanato un decreto con il quale concede alla società Interport di continuare a stoccare il pet-coke, a Sessa Aurunca, km 158,400, pur avendo la società realizzato l’impianto in assenza di titolo edilizio ed in area urbanisticamente non compatibile in quanto a destinazione agricola. Ma di questo particolare il Ministero sembra non avere avuto nessuna considerazione, né che la zona sia dichiarata a rischio idraulico dal vigente PsAI-RI dall’Autorità di Bacino Liri Garigliano”. A ricordarlo è il circolo di Legambiente presieduto da Giulia Casella che segue la vicenda già da molto tempo. Un abuso sul quale prima i carabinieri, poi il Comune di Sessa e infine il Tar hanno riconosciuto il protrarsi da molto tempo. Da almeno 20 anni il deposito è usato dalla società di Nicola di Sarno – la Intergroup che opera nel porto commerciale di Gaeta –  in modo del tutto abusivo e senza alcuna autorizzazione.

Il deposito Iintergroup al porto commerciale di Gaeta
Il deposito Iintergroup al porto commerciale di Gaeta

Insomma un reato la cui contestazione non è una novità per Di Sarno. Negli ultimi mesi ha incassato infatti ulteriori denunce per abusivismo prima per una serie di capannoni in uso alla Intergroup all’interno del porto commerciale a Gaeta e, ancora, a Formia per una questione ambientale legata all’altro deposito Intergroup a Santa Croce. E infine la maxi inchiesta Porto Sicuro diretta dal procuratore capo di Cassino Paolo Auriemma che contesta a vario titolo – tra gli indagati Di Sarno – “Gestione non autorizzata di rifiuti”, “falso ideologico”, “traffico illecito di rifiuti”, “violazione dell’autorizzazione allo scarico acque di prima pioggia”, “danneggiamento”, “getto pericoloso di cose” e “deturpamento di bellezze naturali”. “corruzione per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio”, e al pubblico Dirigente reiterati “abusi d’ufficio” nonché la “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.


Ci si aspettava la proposta di ricorso al Tar sulla decisione del ministero. Ma dopo il decreto ministeriale è invece arrivato un indirizzo politico da parte del Comune di Sessa Aurunca. Un indirizzo ben preciso, ma tuttavia alquanto bizzarro. Anzitutto perchè tra i 20 punti all’ordine del giorno quello su Intergroup è il numero 1. Inoltre il suddetto punto recita: “Realizzazione di una struttura di interesse comune(?) da destinare a polo logistico e confezionamento di “pallet” (si tratta con buona probabilità di un errore di battitura perchè Intergroup smercia Pellet) in Sessa Aurunca alla via Appia Km 158,40 in variante urbanistica ai sensi dell’art. 8 del D.P.R. 160/2010, di proprietà della ditta Interport srl con sede in Formia (Lt) (rinviato 21 aprile 2015)”.

Viene da chiedersi come sia possibile effettuare una variante urbanistica al deposito che risulta abusivo. O, meglio ancora, se il deposito è abusivo, e manca di titoli autorizzativi, perchè non si provvede al ripristino dello stato dei luoghi com’è logico oltre che giusto – nell’accezione giuridica del termine – pensare? E ancora, chi ha proposto questo punto all’ordine del giorno se, come hanno riferito alcuni consiglieri nel corso del Consiglio comunale, la commissione urbanistica non si riunisce da tre anni e mezzo? Va precisato a questo proposito che l’ordine del giorno da votare in Consiglio comunale sono tenute a deciderlo le apposite commissioni. E allora chi ha fatto la proposta e perchè? Secondo voci non confermate – ma non si hanno informazioni alternative – sarebbe stato interesse di un unico consigliere portare la discussione del punto in Consiglio.

Sta di fatto che alla fine, nonostante una discussione di oltre un’ora il Consiglio comunale non è proprio cominciato. Si è peraltro discusso su un’altra variante urbanistica, relativa a un progetto stradale. Insomma niente di fatto. Ma ora la domanda è? Chi ha presentato la proposta? E come si comporterà l’amministrazione comunale? Nicola Di Sarno avrebbe comunque presentato domanda per la variante.

Paola Villa
Paola Villa

A margine del nuovo annullamento sono arrivate anche le parole di commento di Paola Villa, presente in aula consiliare in qualità di portavoce dell’assemblea popolare del Golfo: “Noi, cittadini dell’Assemblea Popolare del Golfo, ci aspettavamo di trovare la discussione e la conseguente votazione del ricorso al TAR da parte del Comune di Sessa Aurunca contro il decreto Ministeriale datato 18 dicembre 2015, dove a chiare lettere il ministero dello Sviluppo Economico rilascia alla Società Interport s.r.l. l’autorizzazione alla riduzione della capacità di stoccaggio di prodotti petroliferi (petcoke) del deposito sito proprio a Sessa. Con questo decreto ministeriale (n° 17411) viene sancito una volta per tutte che la ditta INTERPORT è autorizzata a stoccare petcoke (il pet-coke è l’ultimo prodotto delle attività di trasformazione del petrolio e viene considerato lo scarto dello scarto dell’oro nero tanto da guadagnarsi il nome di “feccia del petrolio”. Per la sua composizione, comprendente oltre ad IPA, in particolare benzopirene e metalli pesanti come nichel, cromo e vanadio, va movimentato con cura per evitare di sollevare polveri respirabili. Il trattamento consistente in carico, scarico e deposito del pet-coke deve seguire le regole dettate dal decreto del Ministero della Sanita’ 28 aprile 1997 concernente il trasporto di sostanze pericolose). Ma dopo più di mezz’ora di ritardo e dopo aver già fatto l’appello e dichiarata la seduta aperta, i consiglieri di maggioranza chiedono il rinvio del consiglio comunale perché non è stato inserito un punto “a loro caro” nell’ordine del giorno. Ovviamente sciolta la seduta abbiamo parlato sia con consiglieri di maggioranza che di minoranza, ed anche con il Presidente del Consiglio Comunale, ricordando loro che per fare ricorso al TAR ci sono solo 60 giorni, di cui 21 sono già passati!

Trasporto non conforme ai regolamenti di petcoke tra Gaeta e Sessa
Trasporto di petcoke non conforme ai regolamenti tra Gaeta e Sessa

Pensate un pò la ditta di Nicola Di Sarno scarica petcoke a Sessa dal 1991 con un’autorizzazione del tutto discutibile. Infatti il giorno 21 agosto 1991, il Sindaco pro tempore del Comune di Sessa Aurunca, rilascia un’autorizzazione sanitaria n. 339/LIC. al richiedente, sig. Nicola Di Sarno, Amministratore della soc. Interport s.a.s per l’esercizio di scarico e deposito di carbone (in realtà pet-coke nota della scrivente), secondo la normativa vigente, ossia “Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande, legge 30/4/962 n. 283 e succ. modificazioni Reg. d’esecuzione D.P.R. 26/3/980 n. 327”; Il pet-coke non è né una sostanza alimentare né una bevanda e quindi l’autorizzazione concessa in base a normative che regolamentano la disciplina igienico-sanitaria di tali sostanze, è falsa e priva di valore giuridico. Ovviamente al ministero tutta la documentazione in merito è stata inviata, ma a nulla è servito, hanno ugualmente autorizzato la Interport a scaricare petcoke al porto commerciale di Gaeta, a caricarlo sui camion, ad attraversare le città di Gaeta, Formia e Minturno ed arrivare al deposito di Sessa dove il petcoke viene accumulato in montagne, che, pensate un pò, il decreto impone all’azienda di non fare più alte di 6,5 metri!

Una cosa è certa, l’Assemblea Popolare del Golfo non si ferma, continuerà a seguire tutta la vicenda, continuerà ad informare i cittadini del Golfo e soprattutto ricorderà a tutti che ùnel petcoke ci sono lo zolfo, il nichel, il vanadio, il cromo e soprattutto il benzopirene. Sostanza definita dall’OSHA, ente statunitense per la sicurezza sul lavoro, una sostanza cancerogena altamente pericolosa. Le polveri sospese nell’aria provocano diverse malattie nell’uomo: allergie e malattie dell’apparato respiratorio in genere. Lo stesso TAR -Tribunale Amministrativo Regionale- della Calabria nel 2009, descrive il petcoke come elemento inquinante e pericoloso. Per questo ci battiamo tanto, per un diritto alla salute, noi non molliamo!