Scandalo al MISE, dubbi sul deposito pet coke a Sessa Aurunca

il deposito di Sessa Aurunca fotografato dall'alto a fine marzo
L'ex ministro Federica Guidi
L’ex ministro Federica Guidi

Aggiornamento ore 00.38 – E’ lecita la procedura con cui, con nota n.0034549 del 18 Dicembre 2015, uscita il 22/12/2015, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), divisione IV, dopo la Conferenza dei Servizi avvenuta a Roma il 29 aprile 2015, e dopo aver sentito il parere del Ministero Ambiente, ha emanato un decreto con il quale concede alla società Interport di continuare a stoccare il pet-coke, a Sessa Aurunca, km 158,400, pur avendo la società realizzato l’impianto in assenza di titolo edilizio ed in area urbanisticamente non compatibile in quanto a destinazione agricola?

A chiederlo, alla luce dello scandalo che ha coinvolto e portato ieri alle dimissioni il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, è la portavoce dell’Assemblea Popolare del Golfo di Gaeta (attraverso cui il pet coke dal porto passa fino al deposito campano), Paola Villa.


il deposito di Sessa Aurunca fotografato dall'alto a fine marzo
il deposito di Sessa Aurunca fotografato dall’alto a fine marzo

Mentre infatti, i Consiglieri comunali di Sessa Aurunca, ignorata la possibilità di ricorrere al Tar contro quel decreto, hanno ancora tempo fino al 18 aprile per opporsi direttamente alla Presidenza della Repubblica, l’ultimo scandalo politico nazionale alimenta il dubbio, come già peraltro nell’immediatezza del decreto, che anche quella decisione del MISE possa essere stata in qualche modo viziata, così favorendo in qualche modo il privato.

L’INCHIESTA DELLA DDA DI POTENZA –Attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti” l’accusa a vario titolo formulata dalla DDA di Potenza a carico degli indagati tra cui il compagno dell’ex Ministro che “sfruttando la relazione di convivenza che aveva con il ministro allo Sviluppo Economico, indebitamente si faceva promettere e quindi otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, “vantaggi patrimoniali””. Una vicenda contorta che tocca i massimi vertici dello Stato e il mondo del petrolio, e quindi anche il pet coke che ne è uno scarto. Nelle ultime ore, inoltre, ha riportato Repubblica, al numero degli indagati si è aggiunto quello del capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: nei suoi confronti l’inchiesta di Potenza ha ipotizzato il reato di traffico illecito di rifiuti.

De Giorgi ha commentato la notizia che lo riguarda con una nota: “Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune”.