Sparatoria al Circeo, le intercettazioni che inchiodano Zof: “C’ho l’omertà addosso”

Altre testimonianze, intercettazioni e analisi delle celle telefoniche agganciate dal cellulare dell’indagato la notte del duplice tentato omicidio. Questi i nuovi elementi emersi dalle indagini sull’agguato ai danni di Roberto Guizzon e del nipote Alessio De Cupis, feriti gravemente a colpi di pistola il 6 marzo scorso a San Felice Circeo, che hanno spinto il gip del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, a emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Alessandro Zof, 31enne del capoluogo pontino, dopo che quest’ultimo era stato liberato dal Tribunale del Riesame.

Il teatro della sparatoria: viale Europa a San Felice Circeo
Il teatro della sparatoria: viale Europa a San Felice Circeo

I FATTI – Guizzon e De Cupis, entrambi di Terracina, vennero feriti in viale Europa da un uomo col volto coperto da un cappuccio. Visto che Guizzon aveva avuto una discussione all’interno dell’American Bar con Zof, raccolte le testimonianze dello stesso Guizzon e della fidanzata di De Cupis, il 31enne era stato arrestato. Gli elementi a carico dell’indagato, per il Riesame, non raggiungevano però la soglia della gravità indiziaria, e il latinense era stato così rimesso in libertà lo scorso 12 aprile. Il nuovo arresto è ora scaturito, come precisa lo stesso gip Mattioli nell’ordinanza di custodia cautelare, dalle ulteriori indagini, che “consentono di ritenere ampiamente colmata la lacuna indiziaria evidenziata dal Riesame e concludere per la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Zof”.


Il luogo della sparatoria
Il luogo della sparatoria

NUOVE DICHIARAZIONI – De Cupis ha riferito che, tornato all’American Bar per accertarsi che lo zio non fosse in pericolo, vista la discussione che aveva avuto, aveva visto Guizzon che parlava sul marciapiede con un ragazzo e poi un uomo che, “standogli di fronte, impugnando con la mano destra una pistola cromata e del tipo semiautomatico, simile a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, puntando l’arma sulla parte bassa della sua persona, gli esplodeva contro due colpi”. Il giovane ha poi precisato di essere sicuro che l’autore dell’agguato era uno dei due uomini con cui lo zio aveva discusso nel locale.

In un successivo interrogatorio De Cupis ha quindi aggiunto: “Ho incrociato un uomo e ho riconosciuto in lui la stessa persona da me notata un’ora prima discutere con mio zio all’interno del bagno del locale e che io avevo fatto in modo che la lite non degenerasse. Nell’istante in cui l’avevo notato mentre incrociava il mio cammino, questi aveva un attimo prima indossato sul capo il cappuccio della felpa nera che indossava”.

Guizzon invece, in un altro interrogatorio, ha assicurato che ha visto, “anche se per pochi istanti, lo sparatore che indossava una felpa con il cappuccio che gli copriva il capo”. E poi: “In lui ho riconosciuto Zof Alessandro”.

 

A PAGINA 2 – GLI SPOSTAMENTI “TRACCIATI”, LE COPERTURE E LE INTERCETTAZIONI