Morte di Langella in villa, i periti: un omicidio volontario

Un omicidio. Il 3 dicembre scorso, in una villa di via Giovenale, a Formia, Giuseppe Langella è stato ucciso. Questa la conclusione a cui è giunto il perito Daniela Lucidi, nominato dal gip del Tribunale di Cassino, Massimo Lo Mastro, e sulla tesi dell’omicidio volontario sono stati concordi, esponendo in sede di incidente probatorio i risultati delle indagini medico-legali, anche i consulenti del pm, il dott. Mariani, e dei famigliari della vittima, il dott. Filippo. E tutti d’accordo anche sulla dinamica omicidiaria.

Si sarebbe trattato di un’aggressione improvvisa, fulminea e violenta, talmente violenta da provocare, senza l’utilizzo di alcun mezzo contundente, la morte del 52enne.


Langella sarebbe stato vittima di un trauma contusivo-compressivo, frutto appunto di un’azione improvvisa a danno della vittima, tanto che non vi sarebbe stato neppure un accenno di colluttazione. Esclusa categoricamente invece l’ipotesi che a uccidere il 52enne sia stata una caduta accidentale.

L’incidente probatorio sembra così blindare l’accusa di omicidio volontario formulata dagli inquirenti a carico di Andrea Tamburrino. Tamburrino, noto alle cronache come l’estorsore gigolò, venne trovato nella villa di via Giovenale al momento del rinvenimento del cadavere. Diversi interrogativi restano intanto sul movente. Ed esclusa anche l’ipotesi che al momento del dramma Langella non fosse pienamente cosciente: gli esami tossicologici sulla salma hanno dato esito negativo.