Mafia rom, le contestazioni di reati elettorali tra propaganda e voti comprati

Nell’inchiesta “Alba Pontina”, che ha portato la Polizia ad eseguire 25 arresti e l’Antimafia di Roma a ipotizzare la costituzione di un’associazione per delinquere di stampo mafioso da parte di una frangia della famiglia rom Di Silvio di Latina, gli inquirenti ritengono che l’organizzazione criminale sia stata attiva anche nel corso delle diverse campagne elettorali sul territorio, gestendo la propaganda per conto di alcuni candidati o l’acquisto di voti.

Agostino Riccardo, insieme ai terracinesi Matteo Lombardi e Gianluca D’Amico, avrebbe fatto propaganda a favore di Gina Cetrone, ex consigliere regionale del Pdl, che non risulta indagata, in occasione della candidatura a sindaco dell’imprenditrice alle amministrative a Terracina nel 2016, con la lista “Si cambia”. Un’attività in cui Riccardo sarebbe stato aiutato da Renato Pugliese, figlio di Costantino Cha Cha Di Silvio e poi diventato collaboratore di giustizia, e dai Di Silvio. Riccardo a Cetrone, intercettato, reclamando il denaro per il lavoro svolto: “Io non sapevo di averti disturbato, lo sai te voglio bene come na madre, devo pagà gli operai”. Cetrone: “Oh, na madre, ma tu c’hai quasi l’età mia bello”. Sempre Cetrone: “Alla Fiora non c’è un mio manifesto. Ci sono 100 elettori e non un mio manifesto”. E il gruppo avrebbe imposto “nelle aree prescelte la prevalenza delle affissioni del candidato sponsorizzato, assicurandosi che nessuno prevaricasse gli spazi a ciò riservati e facendo valere, ove necessario, la propria caratura al fine di redarguire chi non si conformasse a tale modalità di gestione delle affissioni”. Il 4 giugno 2016, tra l’altro, Riccardo, D’Amico e Lombardi, fermati dal commissariato di Terracina mentre viaggiavano su una Citroen Picasso, sono stati trovati con numerosi manifesti di Elsa Lungo, della lista Cuori Italiani, candidata in quel periodo a Latina a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Nicola Calandrini, della lista Salvini che candidava l’attuale deputato Francesco Zicchieri, in quel periodo in corsa a Terracina, e sempre per Terracina di Cetrone, Tramentozzi e Gianluca Corradini.


Intercettato, poi, Gianluca Di Silvio ha riferito a un interlocutore di esser estato pagato nel corso di un comizio per acclamare insieme ad altri un candidato.

Vicende su cui Pugliese ha dichiarato, riferendosi all’indagato Angelo Morelli: “Quando era detenuto sai lamentò tramite Morelli Cristian perché non voleva che io e Riccardo ci occupassimo della campagna elettorale di Gina Cetrone, che era roba loro ed i cui profitti dovevano andare ai carcerati. Di Silvio Armando chiamò Manolo, Morelli Sabatino fratello di Cristian, e disse a Sabatino che da quel giorno la politica era tutta dei Di Silvio”. Ancora: “Abbiamo fatto anche la campagna Noi con Salvini”. E poi: “Cetrone ci chiese di affiggere i manifesti anche oltre l’orario consentito, in prossimità del voto, in modo da poter far apparire fino alla fine il suo volto agli elettori, Mi disse infatti che tanto le multe, eventualmente, venivano pagate a stralcio solo in parte quindi non erano molto elevate”. Sempre Pugliese: “Custodivamo i manifesti nella stalla di proprietà dei Di Silvio”. E riferendosi a Marco Mauti: “Lo riconosco, è Mauti. Era con me nell’episodio in cui ho preso un chilo di cocaina a Sezze. Era con me anche nella campagna elettorale del 2016 a Terracina e a Latina, attaccava i manifesti elettorali di Salvini e Gina Cetrone per conto mio e di Agostino”.

Di reati elettorali sono inoltre accusati Gianfranco Mastracci e Ismail El Ghayesh, che avrebbero costretto un giovane che aveva con loro un debito di droga a votare a Latina per il candidato sindaco, attualmente consigliere regionale della Lega, Angelo Orlando Tripodi, che non risulta indagato, esprimendo la propria preferenza per l’aspirante consigliere comunale Roberto Bergamo, indagato a piede libero in “Alba Pontina”. La presunta vittima: “La mia intenzione era di votare il candidato Calandrini, in quanto un mio conoscente, un certo…, di circa anni 30 che so abitare in zona piazza Moro, mi aveva promesso la somma di 50 euro per dare la preferenza al candidato sindaco sopra citato”. Poi però a casa del giovane sarebbero arrivati Mastracci ed El Ghayesh: “Mi hanno ordinato, con tono imperativo, di votare per il candidato sindaco Tripodi e come preferenza per consigliere comunale tale Bergamo Roberto, in quanto, al dire di costoro, avrebbero ricevuto la somma di euro 30 per ogni voto acquisito”. Ancora: “Ho dovuto consegnare la mia scheda elettorale nelle mani di Mastracci ed ho saputo che anche gli altri ragazzi hanno fatto lo stesso, perché al dire di Mastracci avrebbe dovuto far vedere a Tripodi il numero dei votanti per ottenere quanto pattuito”. Secondo gli inquirenti, “Bergamo, candidato consigliere, insieme a Morelli Angelo, ha promesso a un numero indeterminato di persone un compenso di 30 euro per ottenere il voto in suo favore”. Convinzioni maturate alla luce delle dichiarazioni della presunta vittima di Mastracci ed El Ghayesh, “riscontrate sia dagli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria che dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Pugliese”. Pugliese, in particolare, ha dichiarato: “Tripodi ha dato tutto in mano a Giancarlo Alessandrini, Sabatino Morelli e la campagna l’ha pagata tutta Roberto Bergamo che era candidato come consigliere. Bergamo mi ha detto che Tripodi ha dato tutto ad Alessandrini perché erano amici”.