FORMIA, SEQUESTRO A VINDICIO IN ZONA ARCHEOLOGICA: PROSEGUONO GLI ACCERTAMENTI

Sono appena iniziati, e potrebbero conoscere importanti e clamorosi sviluppi di natura giudiziaria, gli accertamenti avviati, dai Carabinieri e la Guardia di Finanza del gruppo di Formia in occasione del sequestro di un villino, su un’area di 1600 metri quadrati, in località Vindicio, a Formia.

In piena zona archeologica, a ridosso dell’ex albergo Caposele e dell’omonimo porticciolo turistico, i militari dei Maggiore Pasquale Saccone e Luca Brioschi avevano accertato che l’affittuaria, una donna di 51 anni di Roma, stava realizzando lavori di ampliamento, a insaputa del proprietario originario della provincia di Caserta, di un immobile preso in affitto da un circa un anno. La donna negli ultimi aveva trasformato una prima grotta romana ricavandovi una decina di stanze, modificando letteralmente lo stato dei luoghi e rimuovendo la pavimentazione dei sanpietrini e coprendo le pareti.


Oltre alla realizzazione di una una piscina, nei pressi di alcuni criptoportici di epoca romana, stavano per essere riconvertite altre due grotte romane, probabilmente destinate ad ospitare una suite ed un deposito. Si è appreso che gli inquirenti – coordinati dal sostituto Procuratore Gregorio Capasso – sono entrati in azione dopo aver notato un continuo andirivieni dal villino, presso il quale aveva posto il suo domicilio per scontare gli arresti domiciliari il convivente della donna, un pregiudicato di 40 anni di Minturno. Tanti sono gli interrogativi che attendono risposte: è possibile che il comune di Formia non avesse saputo dell’accatastamento della prima grotta romana? Le verifiche sono ora anche di natura economica, capire la provenienza dei flussi economici che hanno permesso alla coppia di finanziare lavori costosissimi con l’acquisto di mobili high-tech, l’installazione di rubinetterie firmate, di televisori al plasma dell’ultima generazione, di  un sofisticato sistema di videosorveglianza e – come detto – e per la realizzazione di una piscina interrata.

I Carabinieri e le Fiamme Gialle avevano scoperto nel cantiere illegale undici operai, 4 campani e 7 pontini, che stavano lavorando naturalmente “a nero” senza scrupoli: hanno scavato, deturpato e violentato irrimediabilmente ambienti che, probabilmente parte di un complesso termale, risalerebbero al primo secolo avanti Cristo. Il cantiere naturalmente, insieme a diversi frammenti di anfore di epoca romane, è stato posto sotto sequestro penale. La donna romana, insieme al suo convivente, è stata denunciata per abusivismo edilizio e deturpamento di reperti archeologici, un’ipotesi di reato, quest’ultima, che potrebbe investire anche gli 11 muratori sorpresi dalle forze dell’ordine Le verifiche sull’effettivo valore storico e archeologico dei reperti proseguiranno martedì prossimo anche dai tecnici della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio dopo l’intervento dei Carabinieri del nucleo tutela patrimonio archeologico che hanno accertato la presenza di alcuni frammenti di anfore antiche che, insieme a materiale di risulta erano stati gettati in alcuni sacchi pronti per essere smaltiti senza alcun riguardo.

Anche la sezione urbanistica del Comune, seppur tardivamente, ha constatato una serie di abusi edilizi ed ha avviato approfonditi controlli per verificare la storia della proprietà e dei lavori di ampliamento eseguiti nel tempo. Infine la posizione del pregiudicato di Minturno è stata segnalata al tribunale di sorveglianza che gli potrebbe modificare il domicilio dove scontare i domiciliari.

***ARTICOLO CORRELATO*** (VIDEO – Carabinieri e Guardia di Finanza bloccano lavori su un’area archeologica a Formia – 29 marzo -)