“PRIMA O POI VANNO VIA”: L’OPERA PRIMA DI GIOVANNI SINAPI, SCRITTORE A SOLI 17 ANNI

Verrà presentata, la sera del 26 luglio, nell’area della villa antistante l’ufficio postale di Itri, il romanzo “Prima o poi vanno via”. Ne è autore Giovanni Sinapi, 17enne, da pochi giorni neo maturato presso un prestigioso liceo classico di Roma. Giovanni, figlio del Capitano di Vascello Luigi Sinapi, di origine itrana, scrive dall’età di undici anni. Nella sua produzione figurano romanzi fantasy, gialli, thriller. Nel 2011 ha vinto, con il suo racconto, “Nefaste conseguenze”, il premio ITALIAN NOIR. Dopo aver superato con il massimo dei voti le prove per il conseguimento della maturità classica, si appresta a iniziare il corso di studi universitari, dando alla sua esistenza la completezza formativa che gli deriva anche dal decennale impegno musicale che lo accompagna davanti alla tastiera del suo pianoforte. Superfluo aggiungere che l’enfant prodige nutre una grande passione per la lettura. I suoi maestri sono Jpyce, Carver, Kafka, Franzen e Cunningham. “Prima o poi vanno via” segna il battesimo nell’editoria d.o.c. e porta i tipi della casa editrice Zona di Pieve al Toppo, località di Civitella in Val di Chiana, nella provincia di Arezzo, conclamata terra di protagonisti della letteratura e della cultura in genere di tutti i tempi. Il racconto, presentato con uno stile che ne permette una lettura piacevole e coinvolgente, sembra trasportarci in quei percorsi esistenziali tanto tormentati dove però la conclusione trova nell’intervento della Provvidenza -quasi un corso e un ricorso storico della visione manzoniana, secondo il giudizio tutto personale di chi ha letto il libro e ne sta recensendo il contenuto- la chiave di volta che ne suggella il cosiddetto lieto fine. Ma ecco un breve tratteggio dei fatti e dei personaggi. Allister è ateo, solo al mondo, di carattere abbastanza introverso, quantunque di fervida e lucida intelligenza, talvolta persino impudente nei rapporti personali. E’ un artista
economicamente umile ma decisamente capace professionalmente e quantunque eviti, per carattere, di porsi in mostra, possiede in cuor suo un grande desiderio inconfessato: quello di essere consacrato
universalmente da un punto di vista artistico. La chiave di volta per la finalizzazione del proprio sogno (o almeno così Egli si auspica) consta nel completamento di quella che considera la sua produzione personale d’eccellenza, i suoi capolavori pittorici, che ha titolato “Dodici mesi”. Opere a cui John tiene moltissimo, frutto di enormi sacrifici fisico-creativi, e che mantiene nascoste, occultate alla pubblica visione, in un anfratto segreto della propria modestissima
abitazione. Allister dipinge esclusivamente la notte perché sente che in tale ambito la propria concentrazione e creatività siano massimamente fervide. Compagna silente e testimone di questa potenza creativa è la vicina di casa, vedova ultrasettantenne, cui John è profondamente affezionato. All’inizio del racconto la collezione “Dodici mesi” risulta ancora incompleta (essendo stati portati a termine, nel corso degli anni, solamente 9 dei 12 capolavori inizialmente ipotizzati), ma nel prosieguo della narrazione essa viene ulteriormente integrata di due opere, frutto di varie vicissitudini, di incontri umani ed eventi nel frattempo vissuti. In Allister
convivono inizialmente, in maniera paritetica e quasi dicotomica, le due tendenze dell’arte novecentista, ma l’incontro con un Parroco che gli concede un lavoro saltuario, quale inserviente e addetto alle pulizie presso la locale chiesa, consentirà al giovane artista di rapportarsi con il mondo della fede e soprattutto con una pletora variegata di soggetti umani, così diversi per estrazione, per carattere, condizioni sociali che ruotano intorno ad essa e che gli consentiranno di sviluppare un profondo senso di ricerca intellettuale e, di riflesso, anche di indagine artistico-concettuale.