ESONDAZIONE PONTONE, ALL’INCONTRO IN REGIONE PARTECIPA SOLO ITRI

“Chiederò alla Magistratura, nella mia veste istituzionale, di individuare le responsabilità di chi ha autorizzato la realizzazione di unità abitative ai bordi del torrente Pontone, nel suo tratto terminale”.

E’ la dichiarazione del sindaco di Itri, Giuseppe De Santis, convocato a Roma, lunedi, dai responsabili di quegli uffici tecnici per illustrare loro quanto è stato fatto per una manutenzione preventiva del regime delle acque del fossato. Il primo cittadino itrano è stato ascoltato senza che la Regione avesse convocato anche i responsabili amministrativi degli altri due comuni nel cui territorio scorre il corso d’acqua posto sotto osservazione, Formia e Gaeta, nel cui ambito ricade il tratto terminale, quello, tanto per intendersi, ripetutamente sottoposto a esondazioni, l’ultima delle quali si è rivelata tragica per un’anziana signora di Napoli, travolta dalle acque all’esterno della sua abitazione, realizzata sui margini del fossato, in occasione della tragica piena di Ognissanti.


L’incontro presso gli uffici della Pisana ha fatto emergere quanta approssimazione, se non disinformazione sulla realtà in oggetto ci sia da parte di chi è preposto, ai vertici regionali, alla gestione territoriale. Il fatto che l’intero problema sia stato fatto gravare sulle limitate competenze del comune di Itri sta a dimostrare come, a Roma, non si sia mai capito che l’emergenza allagamenti trova collocazione in un territorio sul quale Itri non ha la ben che minima competenza, perché il rischio idrogeologico – paventato da ripetuti episodi di esondazione con scadenza quasi annuale – esiste verso la foce dove l’azione respingente delle onde marine, spinte dal vento contrario allo scorrere delle acque del fossato, spinge queste ultime all’indietro, impedendone lo sbocco al mare e provocando, di conseguenza, i periodici fenomeni alluvionali.

Anzi, per un paradosso, più il comune di Itri, a valle del corso d’acqua, tiene puliti i margini e l’alveo del fossato, e maggiori sono i rischi di esondazione, in quanto il deflusso veloce dell’acqua che scende a mare aumenta con la nettezza del letto del torrente. E l’incontro di lunedi 19 ha evidenziato ancora quanta approssimazione ci sia stata nelle scelte regionali. Per questo ente, infatti, era stata messa in preventivo la somma di 850.000,00 euro che il comune di Itri avrebbe dovuto impiegare per un’azione di messa in sicurezza del torrente nell’ambito esclusivo del suo territorio. Il Comune, però, aveva ripetutamente cercato di coinvolgere nell’azione di messa in sicurezza altri enti locali (in quanto, dopo la zona dello scalo FS iniziano i territori di Gaeta e di Formia). Da Itri erano ripartite le richieste di un tavolo di concertazione con gli altri Comuni anche per cercare di capire chi avrebbe dovuto agire negli ambiti extracomunali, sempre alla luce del fatto che il torrente attraversa tre territori di altrettanti comuni, per cui non si capiva con quali poteri un comune come Itri, o un altro dei tre, avesse potuto operare su situazioni ricadenti in ambiti esterni alla propria competenza.

Dalla Regione, a quel punto, c’è stato il silenzio più assoluto, configurando, questo fatto, una negligenza anche colpevolmente coinvolgente della Pisana nei fatti del 31 ottobre. Da parte sua, Itri, in data 26 luglio 2011 (come riportato nel promemoria comunale) tornava a chiedere alla Regione l’investitura a svolgere lavori di messa in sicurezza del fossato, sottolineando come l’intervento andava visto nella sua globalità e non nel solo tratto comunale. Ma, anche dopo quel passo, Roma ha brillato per assenza totale nella gestione della vicenda.

Ecco perché il primo cittadino De Santis, alla luce di questi gravi antefatti che prefigurano atti omissivi di responsabilità, ha annunciato di voler sollecitare l’apertura di un’indagine giudiziaria tesa ad appurare le responsabilità di chi ha scelleratamente acconsentito che, nel passato, venissero realizzate unità abilitate a funzioni abitative sui margini del fossato Pontone proprio nella zona più a rischio.

Infatti la fungaia di case si registra nel tratto che va dai Venticinque Ponti (dove è stato creato un inconcepibile imbuto imbrifero tra le acque del torrente Termini e quelle del Pontone, nel cui letto le prime sono state fatte confluire, con un sovraccarico di portata che sistematicamente genera esondazioni e allagamenti tanto pericolosi) fino a poche decine di metri dalla foce. I prossimi giorni ci diranno quali sviluppi farà registrare l’intera vicenda. Intanto l’inverno ormai nel pieno della sua criticità vede ancora una volta le gente che vive nella zona a rischio idrogeologico da “bollino rosso” alla mercè incontrollata delle incombenti emergenze cui la espone anche la sua infelice collocazione al di sotto del livello di sicurezza per quanto riguarda il rischio allagamenti.

***ARTICOLO CORRELATO*** (Itri, esondazione Pontone: il Comune precisa – 5 novembre -)