***video***GAETA, PAURA PER L’ITALCRAT DOPO IL MAXISEQUESTRO A FABRIZIO PERROZZI

italcraftÈ stata una delle sue ultime operazioni imprenditoriali e come le altre, l’acquisizione delle quote dell’Italcraft di Gaeta, è finita nel maxi sequestro che ha colpito Fabrizio Perrozzi. Ma le oltre quaranta famiglie che avevano sperato nell’imprenditore pontino per tornare a progettare il proprio futuro ora vivono un incubo.


Quest’oggi lo hanno sentito al telefono dopo essersi ritrovati tutti, brancolando nel buio, all’interno del sito produttivo. Parole di conforto da Perrozzi che avrebbe ricordato di essere ancora lui ufficialmente l’amministratore del sodalizio anche se privo delle quote sequestrate.

Da parte loro sindacati, operai e dirigenti, attendono anzitutto che passi questo weekend che di fatto cristalizza quanto avvenuto ieri, in attesa che dalla settimana prossima possa arrivare anche il dissequestro delle quote societarie in seguito all’istanza presentata da Perrozzi. Sta di fatto che la loro situazione sembra improvvisamente precipitare a ridosso del pronunciamento del tribunale di Latina, il 28 febbraio, sul concordato preventivo che poteva mettere la parola fine alla transazione con la vecchia proprietà.

Ora però torna tutto in discussione anche se il giudice potrebbe anche prendere tempo per vedere come si evolve il fronte investigativo. Sta di fatto che la cassaintegrazione scade a marzo e salvo proroghe, tuttavia probabili, il ciclo produttivo non sembra destinato a riprendere a breve e quindi neanche il riconoscimento dello stipendio.

Altra unica possibilità per tornare a lavoro sarebbe l’ingresso di un nuovo imprenditore che tolga le castagne dal fuoco ai dipendenti rilevando il pacchetto. Per loro uno vale l’altro. Tuttavia le sensazioni sono molto negative e si staglia all’orizzonte nuovamente il baratro vicino al quale sono stati negli ultimi mesi.

Ormai inoccupati da diversi anni e beneficiari di deroghe e proroghe agli ammortizzatori sociali come la cassaintegrazione, Perrozzi aveva promesso loro con un impegno scritto davanti al Prefetto che li avrebbe riassunti tutti retribuendoli come da contratto per almeno due anni. Una delle poche vertenze lavorative dell’intera Provincia che sembrava avere l’happy ending sperato durante lunghi mesi di attesa. Soldi freschi, decine di milioni di euro e fideiussioni bancarie a garanzia del capitale per l’acquisizione per circa 8 milioni.

Eppure il tribunale ha continuato a tentennare e addirittura Consind prima, a torto, e autorità portuale poi, a ragione, rivendicavano davanti al Tar la decadenza della validità dei titoli concessori a causa dei mancati investimenti infrastrutturali che Perrozzi doveva effettuare al sito produttivo secondo contratto di concessione demaniale e che ancora non aveva fatto.

Alla fine dopo la buona notizia della reintegrazione completa dell’organico si era trovato pure l’accordo con l’autorità portuale che dava una proroga per effettuare gli adeguamenti non appena fosse iniziata la produzione con tre o quattro commesse già pronte a essere soddisfatte. Insomma mancava solo il concordato del tribunale e in questo periodo di gravissima crisi occupazionale quasi in 50 avrebbero addirittura ritrovato il lavoro.

Questa mattina il fulmine a ciel sereno che ovviamente può condizionare in maniera determinante l’esito del concordato e il destino di quasi cinquanta famiglie gaetane. Staremo a vedere cosa decideranno di fare i lavoratori, in queste ore indecisi sul da farsi e senza interlocutori. Non si escludono manifestazioni di protesta e incontri istituzionali.

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