GAETA, FUTURO POZZI GINORI: DEPOSITO DOGANALE TRA LE IPOTESI DI RIQUALIFICAZIONE

pozzi-ginoriLa Pozzi Ginori di Gaeta come un deposito doganale. La proposta è stata formalizzata già in passato e riproposta negli ultimi giorni dagli operai dell’azienda di sanitari su lungomare Caboto alle amministrazione comunali del comprensorio. L’ipotesi è venuta fuori dopo l’ultimo incontro che si è svolto nella sala corsi della Pozzi Ginori di Gaeta dove, alcuni lavoratori, hanno portato all’attenzione delle segreterie provinciali, Cgil-Cisl-Uil-Ugl e della Rsu, alcune proposte di rilancio aziendale.

E quella maggiormente caldeggiata è proprio relativa alla possibilità di rendere il sito produttivo un deposito doganale attraverso l’estensione dei confini doganali del porto commerciale adiacente così da farci ricadere dentro anche la Pozzi Ginori. Una soluzione già adottata per altre realtà produttive che, senza cambiare la destinazione d’uso dell’area, hanno potuto operare appunto come deposito doganale. E in realtà la proposta, poi riposta nel dimenticatoio, fu già avanzata nel marzo del 2012 in Confindustria per mano dell’allora segretario Ugl – chimici Armando Valiani. Una soluzione che potrebbe, secondo il progetto dei lavoratori, ostacolare l’emorragia di cassintegrati passati dai 45 dello scorso anno ai 130 di quest’anno.


“Negli ultimi incontri in Confindustria – dichiarano i rappresentanti sindacali interni -, come richiesto dai lavoratori, la Usb, ha riproposto la soluzione di Valiani, ma ad oggi non abbiamo avuto riscontri. Abbiamo presentato nuovamente il piano di miglioramento produttivo, con una serie di interventi ed attività messe in campo per sostenere la produzione, bloccati dalla stessa azienda nel 2009, anche se attivi da anni, in altri stabilimenti del gruppo. Ci chiediamo allora come mai nell’accordo sottoscritto in Confindustria, sono state discusse queste proposte per poi non essere inserite nell’accordo. Chiediamo per tanto alle amministrazioni comunali di poter valutare queste proposte per noi valide, ed intervenire affinché vengano salvaguardati i livelli occupazioni a discapito di una politica ‘industriale’ che prevede solo lo sfruttamento delle risorse del territorio. Secondo noi invece è necessario adottare quei programmi industriali che permettano di rendere più produttiva la fabbrica e non di continuare ad avere una sito industriale che produce solo debiti”.