***video***RIFIUTI TOSSICI SOTTO L'APPIA, TRENTA ASSOCIAZIONI SFILANO PER CHIEDERE LA VERITA'

FOTO MANIFESTAZIONEMancavano solo i Comuni di Formia e Gaeta alla manifestazione di protesta andata in scena sabato sul tratto di via Appia che secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere poggerebbe su quantità di rifiuti tossici e radioattivi. Quanto contenuto nell’indagine partita da oltre un anno, ma resa nota in pochissimi particolari solo da qualche mese, potrebbe emergere con più chiarezza tra qualche giorno, almeno secondo quanto proclamato da tutti i componenti del comitato sorto ad hoc sulla notizia di questa sconvolgente rivelazione della Procura campana.


Il Comitato, denominato AppiaPulita, che la manifestazione di sabato l’ha organizzata, vuole vederci chiaro e con tutte le oltre 30 associazioni da cui è composto, vuole sapere chi è la ditta appaltata per lo smaltimento di quei residui tossici, chi il progettista, chi gli addetti ai lavori e chi doveva controllare e non l’ha fatto. Chi i responsabili insomma e quali misure attuare per difendere la propria salute. Per ora resta tutto segregato, ma il corteo ha lanciato molti segnali su quello che sarebbe accaduto. Anzitutto col tragitto di sfilata percorso, iniziato fuori i cancelli della Sogin e terminato dopo un paio di chilometri nel tratto di strada incriminato, sotto cui per 400 metri sarebbero sepolti rifiuti ad alto impatto radioattivo.

Così come significativa è la presenza del sacerdote Don Maurizio Praticiello, noto oratore anticamorra, spesso minacciato, e anche in questa vicenda coinvolto nel ruolo da protagonista nel puntare il dito contro le criminalità organizzate che, evidentemente, in questa vicenda potrebbero essere direttamente coinvolta vista la segretezza con la quale si stanno portando avanti le indagini. Ma ormai la bomba è scoppiata e in più di 200, sabato, hanno protestato per gli ambigui errori nella costruzione delle vasche di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, realizzata con più del doppio della capienza inizialmente prevista nei depositi B1, B2 e B3.

Insomma una vera catastrofe ambientale, se le tesi degli inquirenti dovessero essere concrete, che mina la vita stessa dei residenti di quei luoghi. Così come ricordato da un medico oncologo, giunto da Napoli, durante gli interventi: il dottor Antonio Marfella, il quale, ha sottolineato il potenziale disastroso dell’impatto ambientale marino che questa bomba ecologica potrebbe provocare contaminando l’intero Mar Mediterraneo. Perciò hanno fatto fronte unico i Comuni a cavallo della linea di confine regionale tra Lazio e Campania: Sessa Aurunca, San Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Castelforte, Minturno, Cellole, Coreno e Ausonia. Presenti anche il vescovo di Sessa e Legambiente.

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