FONDI, VENTIQUATTRO ORE DI TURNO CONSECUTIVE: POLIZIA AL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE

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*L’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi*

E’ stato un Ferragosto, per il Pronto Soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, trascorso nella più irresponsabile e colpevole latitanza dei responsabili provinciali e distrettuali del reparto. Tanto è vero che ad interessarsi del caso è stato lo stesso Commissariato di Pubblica Sicurezza locale.

La vicenda, che ha visto protagonista il medico di turno entrato in servizio alle ore 20 di mercoledi 14 agosto, ha tutti i contorni di un fenomeno di malasanità per cui da più parti si invoca l’intervento della stessa magistratura. L’operatore, per il quale l’impegno sarebbe dovuto terminare dodici ore dopo, è stato lasciato, completamente isolato da tutti gli interlocutori che hanno competenza per le attività del Pronto Soccorso, e, senza che qualcuno gli avesse notificato l’obbligo a svolgere il servizio per altre dodici ore, ha dovuto farlo per non incorrere nel reato di abbandono del posto di lavoro prima dell’arrivo del “cambio”, data la delicata situazione che si vive in questo particolare reparto di qualsiasi nosocomio.


Emergenza ancora più marcata per una realtà, come quella di Fondi, dove la presenza sul litorale e nella zona di migliaia di turisti e di persone in più rispetto al resto dell’anno, per via delle ferie ferragostane, comporta una vigilanza e una disponibilità piena nel punto di prima accoglienza di chi resta vittima di qualsiasi criticità relativa al suo stato di salute.

E’ successo, quindi, che, pur avendo il medico, che doveva dare il cambio, certificato già il giorno prima che motivi di salute gli impedivano di prendere regolare servizio nella giornata del 15 agosto, al collega “smontante” nessuno aveva comunicato questa imprevista variazione nella turnazione. Dopo il prolungarsi del mancato arrivo di chi avrebbe dovuto dargli il cambio, il medico in servizio ha cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con i responsabili provinciali dell’azienda Asl, con quelli del distretto centro e con il suo primario. Nessuno avrebbe risposto al telefono.

E, mentre l’accumulo di lavoro, alla luce anche di un turno notturno che non ha dato il tempo a medici e infermieri di potersi concedere dieci soli minuti di pausa, stava fiaccando la resistenza fisica del professionista, il numero di quanti si sono rivolti al Pronto Soccorso nella giornata di Ferragosto è andato sistematicamente aumentando. Anche per cautelarsi legalmente nella malaugurata ipotesi di una prestazione tecnicamente non completamente ortodossa  per via delle ridotte capacità di resistenza fisica e mentale allo stress di una giornata intera di lavoro in coincidenza con il Ferragosto, il professionista ha reso edotto della situazione il responsabile del Commissariato di Pubblica Sicurezza di largo Evangelisti, il quale ha prontamente inviato sul posto una Volante affinchè gli operatori potessero prendere atto della criticità della situazione.

Solo alle venti di giovedi 15, senza che dai vertici Asl fosse giunto un solo riscontro al medico del Pronto Soccorso, il professionista è stato rilevato, nel servizio, da un collega.

Sull’ennesimo e grave episodio hanno subito tuonato le associazioni sindacali che hanno ricordato come gli errori commessi non insegnano nulla all’Asl. Già nel 2011 e nel 2012, infatti, nel mese di agosto, al Pronto Soccorso si erano registrati turni di ogni più ragionevole idoneità alla lucidità operativa, con un medico che era rimasto in servizio addirittura per trentasei ore consecutive e altri che avevano dovuto coprire ben ventiquattro ore di servizio ininterrotto. Purtroppo anche quest’anno l’esperienza passata sembra non aver insegnato nulla ai responsabili dell’azienda i quali, per di più, non avrebbero dato risposte risolutive del problema alle pressanti richieste di contatto telefonico partite dal Pronto Soccorso.

Nella giornata di oggi sono attese le prese di posizione dei sindacati di categoria su questa assurda reiterazione del fenomeno di malasanità al reparto dove pure l’intero personale si prodiga più di quanto gli consentano le limitate disponibilità di organico e di mezzi.