INCHIESTA ‘PAY TO DRIVE’, LE MOTIVAZIONI DEL RIESAME

scuola_guidaIl castello accusatorio costruito dal sostituto procuratore Olimpia Monaco e dalla polizia stradale di Latina nell’inchiesta “Pay to drive”, relativa a una presunta organizzazione criminale messa in piedi all’ombra della Motorizzazione di Latina, che avrebbe messo chiunque alla guida nel momento in cui tirava fuori “mazzette” per esaminatori e titolari di autoscuole, ha trovato conferma dal Tribunale del Riesame.

IL RIESAME


I giudici romani hanno depositato le motivazioni delle ordinanze con cui hanno avallato i 14 arresti ordinati dal gip Nicola Iansiti, concedendo soltanto a quanti erano finiti in carcere gli arresti domiciliari. Per il Tribunale della libertà, dalle indagini emergono i gravi indizi e i funzionari della Motorizzazione sotto accusa avrebbero portato a una degenerazione del ruolo pubblico da loro ricoperto. Respinte le eccezioni delle difese, i giudici hanno ipotizzato che gli arrestati possano tornare a delinquere e per quello hanno confermato le misure per tutti, anche per chi è già in pensione alla luce delle rete di relazioni intessuta, ritenendo sufficienti però appunto i domiciliari ed evidenziando che il giudice per le indagini preliminari non avrebbe chiarito la ragione per cui non era sufficiente altra misura rispetto al carcere per cinque indagati.

VERSO LA CASSAZIONE

Un quadro dinanzi al quale alcune difese già stanno preparando il ricorso in Cassazione. Ai domiciliari si trovano i funzionari della Motorizzazione, Antonella Cianfoni, Pietro Lestingi, Carmine Maietta,  Laura Terlizzo e Roberto Becchimanzi, e i titolari delle autoscuole Antonio Ezio Rossini, titolare di autoscuole a Fondi, Monte San Biagio e Itri, Francesco Spaziani, titolare delle autoscuole “Silvano” di Latina e San Felice Circeo, Linda Iudicone, titolare di un’autoscuola di Itri, Franco Ronconi, titolare di un’autoscuola di Latina Scalo, Sergio Bologni, titolare di un’autoscuola di Sezze, Massimo Camelio, titolare di un’autoscuola di Gaeta, Giuseppe Antigiovanni, titolare di un’autoscuola di Formia, Gerardo Tomao e Mario Livornese, entrambi titolari di autoscuole a Minturno. L’inchiesta intanto va avanti e, in totale, conta 169 indagati.

IL CASO CALVANI

Cresce, però, nell’opinione pubblica il malumore per le indagini sulla morte di Alessia Calvani. A distanza di oltre un anno dalla tragedia di Latina Scalo, quando la quattordicenne è stata falciata sulle strisce pedonali da un’auto pirata, gli investigatori della Polstrada hanno individuato il conducente della Mercedes classe A che ha ucciso e lasciato agonizzante sull’asfalto la ragazzina. Si tratta di Emanuele Fiorucci, 43 anni, vicino di casa della vittima, che era alla guida del mezzo rubato e fatto poi sparire dopo il dramma. Il 43enne ha confessato prima davanti ai poliziotti e poi davanti al sostituto procuratore Gregorio Capasso, che lo ha indagato per omicidio volontario. Il malumore crescente nell’opinione pubblica è legato al mancato arresto dell’indagato con un’accusa così pesante. Funzionari e titolari delle autoscuole, accusati di aver fatto conseguire alla patente a potenziali pericoli pubblici, sono invece ai domiciliari. Particolari che in tanti hanno valutato come un doppiopesismo giudiziario.

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