Sono trascorsi oltre due anni dal blitz compiuto dai carabinieri a Ponza, dagli arresti dell’allora sindaco Pompeo Rosario Porzio, di alcuni assessori e dalle notizie sull’inchiesta che ha portato il sostituto procuratore Olimpia Monaco a ipotizzare che attorno al Comune isolano fosse stata costituita un’associazione per delinquere.
Dagli appalti per la pubblica illuminazione a quelli per i condizionatori, da quelli per la depurazione a quelli per la sicurezza, passando per le consulenze, gli inquirenti hanno tracciato uno spaccato di malaffare, di affidamenti illeciti disposti dai politici a favore sempre degli stessi imprenditori, tra abusi d’ufficio, falsi, truffe e turbativa d’asta. Un giro del valore di qualche milione di euro.
Concluse le indagini, la Procura ha ora chiesto il rinvio a giudizio per 32 imputati e il Comune di Ponza, attualmente guidato dal sindaco Piero Vigorelli, intende costituirsi parte civile. Una decisione maturata dalla giunta alla luce delle ripercussioni che l’inchiesta e gli arresti avrebbero avuto sull’isola lunata, provocando “grave nocumento all’immagine dell’isola e alle sue attività economiche, legate prevalentemente al turismo”.
“L’immagine di diffusa illegalità – ha evidenziato l’esecutivo ponzese affidando al sindaco Vigorelli l’incarico di nominare l’avvocato Emilio Salustri, di Roma, legale di parte civile – ha provocato un calo degli investimenti produttivi e delle presenze turistiche, con grave danno economico e sociale”.
Il Comune intende così chiedere agli imputati un risarcimento per i danni morali e materiali subiti. A decidere sulle richieste di giudizio, il prossimo 19 novembre, sarà il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Nicola Iansiti.
LA VICENDA
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