Operazione ''Sfinge'', il processo alla figlia del pentito Carmine Schiavone

*Maria Rosaria Schiavone al momento dell'arresto nel maggio 2010*
*Maria Rosaria Schiavone al momento dell’arresto nel maggio 2010*

Il processo d’appello per gli imputati nel cosiddetto procedimento “Sfinge” dovrebbe concludersi a metà gennaio. Queste le previsioni fatte dai giudici della Corte d’Appello di Roma, al termine della prima udienza in cui hanno parlato il giudice relatore e iI procuratore generale. I cosiddetti “casalesi” pontini, condannati dal Tribunale di Latina per mafia, hanno fatto ricorso ed è ora in corso il processo appunto di secondo grado, al termine del quale i giudici dovranno stabilire se tra il litorale romano e la provincia di Latina era stata costituita un’associazione per delinquere di stampo mafioso, legata al clan camorristico di Casal di Principe ma con una sua indipendenza, intenzionata a dettare nella zona la legge criminale e pronta a punire pesantemente chi non si piegava alle richieste di denaro.

Tra dieci giorni sono previsti le conclusioni della pubblica accusa e le arringhe delle parti civili, tra cui il Comune di Nettuno, l’unico ente pubblico costituitosi nel processo.


*Carmine Schiavone*
*Carmine Schiavone*

Per “Sfinge” il Tribunale di Latina ha ritenuto fondata l’ipotesi mafiosa, formulata dalla Dda di Roma dopo le indagini compiute a seguito dell’attentato a colpi di kalashnikov sull’Appia. Secondo i giudici la gang era capeggiata da Maria Rosaria Schiavone, nipote del boss «Sandokan» e figlia del pentito Carmine, quel genitore che la donna ha rinnegato essendo diventato un collaboratore di giustizia, soprannominata dagli investigatori “la sfinge” perché in grado di celare all’apparenza la minima emozione, e dal marito della donna, Pasquale Noviello, entrambi condannati in primo grado a 18 anni di reclusione.

I «soldati» del clan mafioso sarebbero invece stati Agostino Ravese e Francesco Gara, condannati rispettivamente a 9 e 8 anni, mentre a dare appoggio esterno all’associazione sarebbero stati Mario Noviello, padre di Pasquale, condannato a 5 anni, e Dario Flamini, condannato a 7 anni e mezzo, inquadrato come l’armiere del gruppo criminale. Condanna, infine, a 4 anni e mezzo per una delle presunte vittime, il ristoratore Francesco Cascone, di Cisterna, nel 2008 sfuggito a un agguato a colpi di kalashinikov sull’Appia, finito sotto processo soltanto come presunto autore di un tentato omicidio al lido di Latina.

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