Rifiuti ferrosi al porto di Gaeta, la Procura dispone il sequestro preventivo

*Il materiale ferroso sequestrato*
*Il materiale ferroso sequestrato*

Quattromila cinquecento tonnellate di rottami ferrosi e l’area di stoccaggio all’interno del porto di Gaeta, ove tale materiale era stato depositato negli ultimi mesi, sono stati sottoposti questa mattina a sequestro preventivo da parte dei militari della Guardia Costiera di Gaeta.

Non devono essere passati inosservati i numerosi spunti di protesta, cortei, manifestazioni, andate in scena negli ultimi giorni in tutto il sudpontino. Una opinione pubblica che ha urlato tutta la sua preoccupazione su un tema che da tempo rivendica maggiore chiarezza negli equilibri sociali ed ambientali del comprensorio relativamente ai traffici di materiali, allo stoccaggio e all’impatto ambientale e al coinvolgimento della criminalità organizzata. E ovviamente sulle responsabilità dei vari protagonisti coinvolti nei traffici.  


La misura cautelare è stata disposta dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Cassino Alfredo Mattei. Così si torna a indagare sul porto commerciale, a seguito di un’analoga indagine chiusa dalla Procura di Latina, dopo il sequestro di materiale ferroso nel gennaio scorso, grazie all’attività  investigativa della Guardia Costiera e dei risultati degli accertamenti tecnici effettuati dall’Arpa Lazio.

*Il decreto di sequestro preventivo*
*Il decreto di sequestro preventivo*

Va poi ricordato che la stessa Procura di Cassino per mano del procuratore capo Mario Mercone ha riaperto un’altra indagine chiusa da Latina e riguardante traffico di rifiuti: la vicenda della discarica di Penitro. Lasciando perciò emergere chiaramente la sensibilità rispetto al tema ambientale e alla preoccupazione della cittadinanza. Preoccupazione condivisa anche dai sindaci di Formia e Gaeta che, in ordine cronologico, hanno dapprima l’uno, Sandro Bartolomeo, paventato l’ipotesi che proprio i rifiuti tossici in transito a Formia, non per arrivare a Penitro, dovessero essere destinati al porto commerciale per essere trasferiti in Africa, come peraltro sostenuto da Ilaria Alpi che per questo è stata ammazzata. Preoccupazione rilanciata anche dal sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano che ha sollecitato l’autorità portuale a sviluppare il traffico di merci agroalimentari proclamandosi contrario allo stoccaggio del ferro e di materiali inquinanti.

E in effetti elementi di rilievo per l’indagine sono emersi dall’esame della documentazione amministrativa acquisita dai militari della Guardia Costiera, presso diversi centri di produzione di Lazio e Campania del materiale ferroso oggetto delle indagini.

*La Capitaneria di Porto esegue il sequestro*
*La Capitaneria di Porto esegue il sequestro*

Al momento sono state riscontrate alcune violazioni ( tipologia di alcuni dei materiali stoccati  e  tracciabilità dei materiali) della normativa europea – Regolamento Comunitario n° 333/2011 – che prevede i criteri in base ai quali i rottami di ferro e acciaio cessano di essere considerati rifiuti, diventando utilizzabili in un nuovo ciclo di produzione.

In sostanza non solo non è dunque chiara la provenienza di questo materiale, nonostante vi sia una lista chiusa e certificata di aziende che possono conferire, in possesso dell’autorità doganale, la quale può controllare a campione, ma il contenuto stesso della massa ferrosa sarebbe contaminata da altri materiali che in quei carichi non potrebbero starci.

Le attività di indagine continueranno per approfondire modalità e procedure connesse con il ciclo di produzione dei rottami presenti nell’area portuale nonché per verificare altre ipotesi di reato.

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