Sono i balneari il termometro dello stato di malessere che nelle ultime settimane si respira a Formia. Sono preoccupati, e non potrebbe essere diversamente, all’idea che il pontile petroli compaia di fronte la spiaggia di Vindicio. E con esso le inevitabili petroliere.
Gianfilippo Di Russo, vice presidente del Sib, non lo nasconde: “Assoluta contrarietà allo spostamento, non possiamo più pagare dazio a enti di cui il Comune non fa neanche parte”. E si preparano a iniziative di ogni genere per evitare quanto prospettato negli ultimi mesi perché se tra i motivi della delocalizzazione del pontile c’è il pericolo che esso costituisce nella zona dove è ubicato attualmente, “altrettanto pericoloso – sottolinea Di Russo – sarebbe spostarlo dove ora si ipotizza”. E forse già si è scelto.
Dal canto suo l’amministrazione formiana ha la volontà di combattere anche se per ora “non ci sono atti e documentazioni ufficiali”, sottolinea il sindaco Bartolomeo. Al momento le uniche disponibile sono le linee guida del porto commerciale dove si trova il progetto di “realizzazione di un frangiflutti che prevede la delocalizzazione del pontile dalla zona cittadina di Gaeta”, senza però specificare dove.
La soluzione sarebbe la delocalizzazione offshore ma Bartolomeo, ricordando un caso analogo a Genova con protagonista sempre l’Eni, esprime perplessità: “Ancora non ci dicono nulla ma è certo che per farla ci vogliono molti più soldi che non spostando a Vindicio”.
Non bastando più le parole di rassicurazione, il primo cittadino ribadisce quindi la richiesta di vedere cosa ha deciso il comitato portuale, leggere la delibera di adozione delle linee generali del piano regolatore portuale e riavanza la volontà di entrare nel Comitato Portuale su cui però “il sindaco Mitrano – afferma in un passaggio della conferenza stampa – ha posto il veto pur essendo Formia il secondo porto passeggeri del Lazio”.
GLI ULTIMI DUE MESI
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