Matrimonio gay, una brutta figura per il Comune: i dubbi sul parere del Viminale

Sul possibile via libera alle unioni gay, il comune di Latina combina un vero e proprio pasticcio politico e amministrativo. Dopo aver riunito il consiglio comunale cha ha deliberato l’auspicio della trascrizione del matrimonio straniero tra due uomini, e dopo le promesse del sindaco di impegnarsi previa richiesta di un parere ministeriale, oggi un funzionario dell’ufficio di stato civile ( di propria iniziativa?) esprime il diniego alla richiesta della coppia latinense sposatasi in Olanda 12 anni fa, ricalcando le motivazioni di un vecchio parere del Viminale -anno 2004 – che imponeva il rifiuto alla trascrizione dell’unione in quanto atto contrario all’“ordine pubblico».

Il dubbio, per molti non ancora del tutto svanito, è che quella dimostrazione progressista, civile e tollerante verso Antonio Garullo e Mario Ottocento, artisti di Latina che per primi hanno dato il via concreto al dibattito sul riconoscimento dell’unione tra persone dello stesso sesso, sia stata solo una mossa mediatica sulla spinta dell’esperienza di Grosseto ( ed ora anche al Comune di Fano) che aveva da poco acconsentito alla trascrizione sul registro di stato civile di un altro matrimonio gay celebrato all’estero, seppur su ordinanza del tribunale del capoluogo toscano. Altro dubbio è che il parere al Viminale non sia mai stato chiesto da Latina, facendo sospettare di un increscioso bluff da parte del primo cittadino, ma dallo staff del sindaco rassicurano: «Lo abbiamo chiesto, ma ancora non abbiamo risposte».


*Giovanni Di Giorgi*
*Giovanni Di Giorgi*

Così il sindaco Giovanni Di Giorgi (Fratelli d’Italia) salva la faccia, ma solo a metà, visto che i funzionari non conoscono ragioni e quella pratica la bocciano disconoscendo sia le decisioni del consiglio comunale, sia quanto accaduto negli ultimi anni. Il riferimento, in questo caso, va alla sentenza della corte di cassazione che nel 2012 che, pur non ritenendo possibile la trascrizione del matrimonio unisex, riconosceva alle coppie omosessuali il diritto alla vita familiare con tutto ciò che ne consegue sotto il profilo della tutela giurisdizionale. Una sentenza citata anche in questo recente diniego del Comune, ma solo nella sua lettura in negativo – dunque meramente burocratica – che appone il suo ‘no’ alla richiesta di Mario e Antonio.

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