Formia, si è dimesso il capo di gabinetto della giunta Bartolomeo: “Ondata di fango sulla mia persona”

*Giovanni Acampora*
*Giovanni Acampora*

Giovanni Acampora, capo di gabinetto della Giunta Bartolomeo al Comune di Formia, ha presentato questa mattina, venerdì, le dimissioni dal proprio incarico. A ragione di questa decisione, di cui alleghiamo la lettera presentata al sindaco e agli organi di stampa,  “l’ondata di fango diffamatorio che si è abbattuta ignobilmente sulla mia persona. La nota in oggetto ricostruisce e chiarisce l’esatto quadro dei fatti  di cui sono stato vittima”.

Per completezza il nome di Giovanni Acampora rientra tra quelli su cui la Procura di Latina ha svolto accertamenti nell’ambito dell’inchiesta sull’associazione a delinquere al Comune di Formia, in particolare sulle modalità con cui fu permesso di aprire al chiosco WelcHome a Vindicio.


“Gentile Sindaco,

come lei ben sa, negli ultimi giorni sono stato oggetto di attacchi feroci a mezzo stampa relativi a fatti risalenti a due anni fa, quando il sottoscritto era un semplice imprenditore, senza alcuna carica politica. Mi si accusa esplicitamente di contiguità, se non addirittura di connivenze, con la precedente amministrazione e di aver esperito condotte discutibili sotto il profilo della trasparenza. Il mio nome è stato accostato al presunto “sistema Formia”,  manovra chiaramente politica, ordita da chi da tempo rema contro l’attuale amministrazione cercando di fare di tutta l’erba un fascio e di assottigliare le distanze morali e, nell’azione, sostanziali. Questo clima mistificatorio ha scatenato le fantasie e gli odi di molti che hanno portato anche a manifestazioni violente, sia verbali che materiali e ad atti vandalici a danno delle mie proprietà. Col chiaro intento di sviare l’attenzione da questioni e indagini ben più gravi e criminose.

Questo alone di opacità creato attorno alla mia figura non è più sopportabile.

In tutta la mia vita ho sempre operato nel pieno rispetto della legalità, facendo perno sulle mie capacità, la creatività, lo spirito imprenditoriale, le sole risorse su cui ho sempre potuto contare insieme ai miei affetti e alla mia famiglia. Nonostante le energie spese e l’entusiasmo, in quest’anno trascorso al servizio del Comune di Formia ho dovuto lavorare con poca serenità per via del clima di insinuazione e sospetto che aleggia sulla città.

Ritengo quindi in questo momento di non poter più esercitare il mio ruolo con la giusta positività.

Per questi motivi le comunico che intendo rassegnare le mie immediate e irrevocabili dimissioni dal ruolo di capo di gabinetto.

Sento il bisogno di dire basta, spogliarmi del ruolo pubblico, tornare alla mia posizione di privato cittadino, tutelare l’immagine e l’onorabilità della mia persona. Non devo difendermi perché nulla ho da nascondere. Ma, libero dalla veste politica, potrò arginare l’ondata di calunnie che nell’ultimo anno si è riversata su di me. Calunnie che, mi creda, hanno colpito profondamente la mia persona e i miei affetti.

*Il chiosco WelcHome a Vindicio*
*Il chiosco WelcHome a Vindicio*

Prima che sulla vicenda cada l’oblio – e so che questo avverrà, come per magia, un attimo dopo le mie dimissioni -, intendo chiarire i fatti oggetto delle fantasiose ricostruzioni operate in questi giorni dai giornali e ricostruire una volta e per tutte il procedimento Prusst che ha portato alla realizzazione dei chioschi di mia proprietà. Vicenda già ampiamente definita dopo la sentenza del giugno 2013 con cui il Tar accolse il mio ricorso contro il Comune di Formia. Spiegherò come, in questo clima malato, le vittime si trasformino in carnefici e viceversa.

Partiamo dalle insinuazioni giornalistiche dell’ultim’ora. Mi si accusa di aver impedito l’attività di controllo da parte dei vigili attraverso presunte “amicizie” con i dirigenti del Comune di Formia. A proposito, preciso quanto segue:

  • l’accesso di cui si parla era solo l’ultimo di una lunga serie. Al termine, del sopralluogo il vigile redasse regolare verbale che ebbe il seguente esito: “l’attività è risultata in regola rispetto a quanto dichiarato nel modello comm. 1” Il verbale fu regolarmente comunicato al dirigente alle Attività Produttive e al comandante della Polizia Locale;
  • nonostante l’accertata regolarità, due giorni dopo, in data 19 luglio, il dirigente del Settore Sviluppo Economico, dott.ssa Tiziana Livornese, dichiarò l’inefficacia della scia presentata in data 15 maggio 2012 avente ad oggetto “l’attività di vendita e degustazioni di prodotti e bevande tipiche ed  enogastronomiche regionali, nonché di prodotti alimentari e non dell’artigianato”. Veniva quindi disposto il divieto di prosecuzione dell’attività. A nulla valsero i ricorsi legali da me esperiti, volti a rivedere tale provvedimento inibitorio. E a nulla valse anche il parere favorevole rilasciato dall’Avvocatura Comunale. Con determinazione del 6 agosto, la dott.ssa Livornese confermò l’inibizione dell’attività;
  • il 27 luglio, in Comune, al termine dell’ennesimo diverbio avuto con l’amministrazione, fui colto da malore. Mi prelevò l’ambulanza e mi portò al Pronto Soccorso dove i medici mi diagnosticarono uno “stato d’ansia reattiva, sospetto mobbing”, con prognosi di 15 giorni. Ero un normale cittadino che provava disperatamente a vedersi riconosciuto un diritto. Vittima del “sistema”, certo non il contrario. Alla luce dei fatti, quelli veri, si leggono molto diversamente le conversazioni tra i funzionari che sono oggetto delle intercettazione pubblicate. Non lamentavo il controllo dei vigili ma la persistente lesione dei miei diritti. Se poi i funzionari intercettati parlarono di me e del mio caso, certo non lo fecero per favorirmi. Negli anni ho ricevuto decine di controlli, tanto dei vigili quanto delle altre forze dell’ordine. L’esito è stato sempre positivo;
  • La questione della vendita dei panini: anche qui, le conversazioni intercettate e pubblicate sui giornali riguardavano sì la mia attività ma certo non erano volte a favorirla. Piuttosto ad apporvi altri ostacoli.

Non capivano l’idea alla base del progetto, che con determinazione e superando tanti ostacoli burocratici ho cercato di realizzare dal 1998 ad oggi, era quella di creare, sul modello di tante città italiane ed europee, delle piccole strutture dove  il turista, i clienti, i giovani potessero avere uno spazio dove poter riscoprire  i luoghi storici e le bellezze del territorio, essere a conoscenza degli eventi, acquistare e degustare i prodotti della nostra regione con la curiosità di scoprire la nostra eccellenza vinicola e alimentare, che anche noi che non siamo tedeschi abbiamo una birra di qualità famosa nel mondo e prodotta a Roma, avere a disposizione un wi-fi gratuito, leggere una rivista,  prenotare un biglietto, consultare l’offerta delle case e promuovere l’ascolto di musica anche diversa. Da quando è stato realizzato, grazie al provvedimento della magistratura amministrativa in mio favore, forse hanno capito  quale era il mio progetto di marketing integrato volto a valorizzare il nostro territorio.

In questa sede, intendo inoltre chiarire il complesso iter burocratico e amministrativo che ha portato alla realizzazione dei chioschi e alle attività in esso gestite. Una procedura infinita, durata 16 anni, esperita nel pieno rispetto della normativa vigente con la partecipazione di vari organi di controllo: dalla Capitaneria di Porto all’Agenzia del Demanio, dalla Regione alla Soprintendenza etc…

Sintetizzo, il più possibile brevemente: il chiosco fu realizzato a seguito del PRUSST approvato con le deliberazioni del C.C. di Formia n. 35 del 06/05/2002 e n. 90 del 14/11/2005, ed è assistito dalla concessione demaniale marittima n. 59 del 13/11/2008, dal permesso di costruire n. 03/2007 del 20/09/2007, nonché dalla certificazione di agibilità per uso commerciale rilasciata il 14/07/2008. Inoltre il medesimo è accatastato presso l’Agenzia del Territorio nella categoria C1;

  • come da convenzione urbanistica e da relazione tecnica approvate con la delibera di consiglio n. 35 del 2006, il chiosco fu assentito con la destinazione commerciale per l’esercizio di “Servizi Turistici-Immobiliari”. Un po’ sibillina, tant’è che con istanza datata 5 maggio 2010, regolarmente protocollata, chiesi chiarimenti all’amministrazione comunale, evidenziando che essendo la realizzazione del chiosco assentita in forza di un PRUSST finalizzato a promuovere la realizzazione di insediamenti industriali, commerciali, artigianali e turistico-ricettivi la stessa doveva ammettere la commercializzazione e degustazione di prodotti tipici locali , chiesi anche di adire il Comitato di Vigilanza previsto all’art.5 nell’accordo di programma dei PRUSST affinchè esprimesse il suo parere;
  • tale istanza fu riscontrata dal dirigente del settore Urbanistica;
  • con la SCIA Com 1 presentata il 15 maggio 2012, in conformità a quanto disposto dal Comitato di Vigilanza, comunicai che, ferma l’attività principale di servizi immobiliari, avrei svolto anche attività complementare di vendita e degustazione di prodotti e bevande tipiche ed enogastronomiche regionali, nonché di prodotti alimentari e non dell’artigianato locale;
  • il 17 luglio del 2012 si verificò l’accesso da parte della Polizia Municipale. Il vigile comunicò: “da diversi sopralluoghi effettuati dallo scrivente” al fine di accertare se l’attività svolta dal ricorrente nel chiosco in questione fosse conforme a quanto dichiarato nella SCIA del 15/05/2012 “…in un unico ambiente viene svolta sia l’attività principale, ossia quella di servizi immobiliari… In altri mq 15 circa, viene svolta l’attività integrativa e complementare che consiste nella vendita e degustazione di prodotti tipici ed enogastronomici locali… All’atto dell’accertamento all’interno del chiosco erano proposti prodotti enogastronomici tipici locali, quali quelli con il marchio Parco Aurunci, nonché prodotti e bevande frutto di produzione del territorio. A tal fine si comunica che l’attività è risultata in regola rispetto a quanto dichiarato sul modello comma 1”;
    • inaspettatamente, con la determinazione del 19 luglio 2012 (prot.n. 2012. 0032601 del 20/07/2012) il Settore Sviluppo e Attività Produttive dichiarò l’inefficacia della SCIA presentata il 15 maggio 2012 e disponeva l’immediato divieto di prosecuzione dell’attività;
    • con nota datata 03 agosto 2012, l’Avvocatura Comunale rese un articolato parere, nel quale dopo aver ripercorso gli atti rilevanti, e dopo aver evidenziato che, se era da escludersi la possibilità di esercitare nel chiosco l’attività di somministrazione assistita (ai  sensi  dell’art. 1 del  D.M.  4-8-1988,  n.  375), legittimo e conforme era lo svolgimento nel chiosco della “attività commerciale di vendita e degustazione prodotti e bevande tipici.”,
    • ciò nonostante, il settore Attività Produttive confermò il precedente provvedimento ed io decisi di adire al Tar del Lazio che nel dicembre 2012 approvò la sospensiva e nel giugno 2013 accolse definitivamente il mio ricorso, consentendomi definitivamente di riaprire l’attività e l’esercizio di vendita e commercio al dettaglio di bevande e alimenti tipici, artigianali e non del territorio.

Vorrei sfatare inoltre qualche leggenda metropolitana: il chiosco oggetto del Prusst serviva per esercitare attività imprenditoriali private, realizzate col patrimonio personale del privato. La vulgata diffusa in città vorrebbe invece il chiosco nato con l’obiettivo esclusivo di rendere informazioni turistiche. Non lo è e non lo è mai stato, quale impresa investirebbe il proprio patrimonio personale e finanziario solo per rendere informazioni ?!. Vorrei sottolineare che, in anni di attività, non ho mai ricevuto alcun atto, multa o sanzione per l’esercizio delle attività all’interno di queste strutture. Né, a tutt’oggi, mi è stato notificato alcun provvedimento da parte della magistratura. Prima degli ultimi articoli, non ero a conoscenza di alcuna indagine rispetto alle mie strutture, visto che la sentenza del Tar ne aveva chiarito definitivamente la piena legittimità.

Forse i giornalisti, o presunti tali, ne sanno più di me e più della magistratura stessa.

Nel giugno del 2012 il Nipaf del Corpo Forestale svolse indagini su molte delle attività presenti sul lungomare di Vindicio. Qualcuna fu sottoposta a sequestro. Non la mia, né alcun atto mi è stato notificato.

Tutti i documenti da me citati sono riscontrabili presso le amministrazioni coinvolte dove per ogni passaggio nell’iter procedurale è stata accertata la regolarità sotto il profilo urbanistico, procedurale, amministrativo e da ultimo con la sentenza del TAR espressosi contro il Comune di Formia e in mio favore è stato definitivamente accertato l’ambito delle attività esercitabili.

Da questo momento, né io, né la mia famiglia, siamo più disposti a tollerare alcuna insinuazione, che essa sia fatta sulla stampa, su internet o in altre sedi. Ho già dato mandato ai miei legali di valutare ogni iniziativa atta a tutelare l’onorabilità della mia persona.

Caro sindaco, sono certo che comprenderà il mio gesto, volto a tutelare la mia persona e l’amministrazione comunale che lei presiede. A volte, per il bene comune, bisogna saper rinunciare”.

 

Dimissioni capo di gabinetto, il Sindaco: “Sua vicenda trasparente e chiara. Mi auguro sia una decisione temporanea”

"Il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo"
“Il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo”

“Sono personalmente addolorato”. Il sindaco Sandro Bartolomeo commenta così la notizia delle dimissioni presentate dal suo Capo di Gabinetto Giovanni Acampora.

“La sua vicenda, assolutamente trasparente e chiara, è stata trasformata in un imbroglio e comprendo il disagio che tutto questo può avergli provocato. La politica, purtroppo, è anche questa. Dal momento che il dottor Acampora non è stato investito da provvedimenti della magistratura, ritengo che non abbia alcun dovere di rassegnare le dimissioni. Mi auguro che la sua sia una decisione temporanea e che appena il tempo mostrerà l’assoluta infondatezza delle ricostruzioni prodotte da un certo tipo di informazione, lui possa tornare a svolgere serenamente il suo ruolo. Fino ad allora – conclude -, non ho alcuna intenzione di nominare un altro capo di gabinetto”.