La Corte di Cassazione si schiera nuovamente al fianco di Aurora Immobiliare, per la seconda volta nell’ultimo anno. Nella giornata di venerdì, infatti, i giudici si sono espressi in favore della società Immobiliare di Antonio D’Ambrosio, difeso dall’avvocato Daniele Lancia e dal professore Alfredo Bargi, che ha visto sequestrato il proprio cantiere per la realizzazione di sedici appartamenti in un complesso residenziale nel quartiere di Gianola a Formia e la cui vicenda è finita anche nelle indagini del Sistema Formia, titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore di Latina Giuseppe Miliano.
E proprio a Latina dovrà ora tornare il giudizio sulla presunta illegittimità dell’edificazione residenziale, già contestata dalla Suprema Corte nel giugno dell’anno scorso. Il terzo grado di giudizio non entra mai nel merito delle vicende ma si limita a confermare o cassare, appunto, una decisione. E quella su Aurora evidentemente non convince, nella precedente occasione fù smontata l’ipotesi accusatoria della Procura di Latina sul mancato rispetto del vincolo paesaggistico, questa volta dovrebbe toccare all’indice di inedificabilità. Sta di fatto che il Tribunale, dopo il sequestro, si è opposto dapprima alla richiesta di dissequestro, eppoi nel processo d’Appello.
Diversi infatti i profili di reato contestati fin dal primo sequestro del febbraio del 2012, dal cambio di destinazione d’uso, al rispetto del piano regolatore, dai vincoli paesaggistici al piano Casa e fino all’indice di inedificabilità, che la Cassazione sta rispedendo al mittente. Si attendono tuttavia ancora le motivazioni della sentenza di venerdì per capire meglio il nuovo rinvio al Tribunale di Latina.
A questo punto però, si aprono ben altri scenari. Perché infatti oltre alla specificità del caso, l’Aurora Immobiliare è una delle fondamenta sulle quali poggia tutta la più vasta indagine relativa al Sistema Formia, e per la quale l’attività investigativa prosegue da oltre due anni, insieme alla pratica della conversione dell’ex pastificio Paone in centro commerciale, con l’ipotesi di reato più grave per associazione a delinquere per alcuni dei finora venti indagati. E con un indagato illustre e comune alle due indagini, come l’ex presidente del Consiglio comunale Erasmo Picano.
LA VICENDA
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