***video***TENTATO OMICIDIO ALESSANDRO ZOF, ARRESTATE SETTE PERSONE


***aggiornamento***Alle prime ore dell’alba, al termine di mirate indagini svolte dalla Squadra Mobile di Latina e coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato per contrastare le attività criminali del clan Ciarelli-Di Silvio, protagonista negli ultimi mesi di gravi fatti delittuosi,  in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Latina, sono state  tratte in arresto a Latina 7 persone. Gli arrestati devono rispondere dei reati di tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi da sparo, danneggiamento, incendio e minacce gravi. In particolare le indagini, suffragate da riscontri chiari emersi da una serie di  intercettazioni telefoniche ad ambientali con conversazioni intercorse tra gli indagati nel loro tipico idioma Rom,  hanno consentito di far piena luce, individuando tutti i responsabili, sul tentato omicidio avvenuto in questo Centro in data 7. 4.2010 ai danni di ZOF Alessandro. Inoltre, sono stati raccolti preziosi elementi di prova a carico di personaggi delle famiglie CIARELLI e DI SILVIO in ordine ai reati di danneggiamento aggravato, incendio, minacce gravi e porto e detenzione illegale di armi da sparo.

I soggetti tratti in arresto sono Christian LIUZZI, nato a Latina nel 1984 – pregiudicato; D. S. F., nata a Latina nel 1989; sottoposta agli arresti domiciliari; Armando DI SILVIO, detto “Lallà” nato a Roma nel 1966, pregiudicato; Giuseppe DI SILVIO Pasquale, nato nel 1988, pregiudicato; Samuele DI SILVIO, nato a Latina nel 1990, pregiudicato; Ferdinando CIARELLI, nato a Firenze nel 1963, pregiudicato; Antoniogiorgio CIARELLI, nato a Giulianova (TE) nel 1980, sottoposto agli arresti domiciliari.


Le investigazioni che hanno permesso di eseguire gli arresti hanno consentito di recuperare le armi usate per il tentato omicidio di Alessandro ZOF, per il quale è già stato tratto in arresto Ferdinando Pupetto DI SILVIO, nato a Latina il nell’89, per tale fatto già rinviato a giudizio, nonché acquisire elementi da indagini tecniche e scientifiche, che hanno evidenziato tracce biologiche degli indagati proprio sulle suddette armi.
Inoltre è stato evidenziato ancora una volta il legame tra le due famiglie rom, intenzionate a sottomettere tutta la città ai loro traffici illeciti. Le investigazioni hanno consentito altresì di sottolineare i tentativi degli indagati di intimidire i testimoni per consentire loro, come purtroppo successo in passato, di evitare poi la condanna, utilizzando testimonianze alterate dalle minacce.