DENUNCIA DEL SILP CGIL SULLE MAFIE NEL LAZIO: “SIAMO OLTRE IL LIVELLO DI GUARDIA”

“Siamo oltre il livello di guardia dopo il quale è difficile tornare indietro”. Lo afferma Cosmo Bianchini, segretario generale del Silp Cgil (Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia) riferendosi alla quinta mafia così come viene chiamata l’associazione di camorra e ‘ndragnheta che da anni sta risalendo la penisola dai suoi orginari territori di nascita. “Credo che le mafie nel Lazio purtroppo abbiano raggiunto una situazione che è al limite di guardia – sostiene Bianchini -. Da Minturno, dove all’inizioa degli anni ’80 si sono stabilmente insediati i casalesi, ora risalgono e puntano Roma. Chi più di noi – aggiunge – non ha visto la situazione a Fondi o Sabaudia, dove proprio in questi giorni sono stati confiscati 30 milioni di beni a un consigliere comunale indagato insieme al padre e ad altri per gravi reati legati al Clan Cava in questi giorni sotto processo a Napoli. Tutto questo è avvenuto perché secondo noi c’è stata una sottovalutazione del problema e c’è stata poca accortezza nel Lazio, come del resto in tutta Italia, su quelli che sono i dati ufficiali. Noi abbiamo preso in esame solo i dati della Direzione nazionale antimafia, della Dia e di atti pubblici e abbiamo evidenziato e trovato conferma della situazione che denunciamo da qualche anno. Adesso fa piacere che si punti l’attenzione su questo ma vorremmo che si intraprenda una battaglia culturale ma soprattutto per il rispetto delle regole e la cultura della legalità. Solo attraverso queste parole passano lo sviluppo dell’economia e del lavoro”. Non mancano le accuse alla politica: “Vige un meccanismo che andrebbe rivisto – afferma il sindacalista. Purtroppo all’interno di alcuni ambiti della politica si cerca di sopprimere la verità. Anche in queste ore è più semplice dire, come fa il presidente del Consiglio, quello che sarebbero i magistrati, ma nessuno dice quello che Berlusconi ha portato in Parlamento”. Un caso su tutti il Comune di Fondi: “Qui c’è stata una partita nazionale più che locale. Sciogliere il Comune di Fondi per mafia avrebbe significato una sconfitta per qualcuno, questo grazie a un prefetto come Frattasi, che avuto il coraggio di dire ed accertare la verità”. La conclusione è amara e giustifica la premessa: “Questo è un paese dove quando ci si avvicina alla verità qualcuno ha paura. Noi abbiamo avuto un Ministro dell’Interno che ha portato all’esame del Consiglio dei Ministri lo scioglimento di un Comune per mafia e si è vista bocciata la sua proposta». Intano, il rapporto del Silp che analizza l’espansione e la ramificazione dei clan non ammette repliche: ad Aprilia le ‘ndrine Alvaro e Strangio. A Latina i Ciarelli, Baldascini e Di Silvio. Casalesi, insieme ai Bardellino, a Formia e Minturno. A Fondi i Tripodo e ancora i casalesi. Un salto fuori provincia, a Frosinone, ecco i Canosa-Muzzone, i Casamonica, e ancora il clan Di Silvio.