LA DIA SEQUESTRA BENI ALLA FAMIGLIA TERENZIO, C’E’ ANCHE UNO YACHT A GAETA

C’è anche uno yacht ormeggiato a Gaeta tra i beni sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma alla famiglia Terenzio di Cassino. Quarantuno in totale le unità immobiliari fra Roma, Frosinone e Cassino, due ville lussuose, una situata a Cervaro e l’altra in pieno centro a Cassino, un ristorante con collina panoramica ad Amaseno, dodici vetture di grossa cilindrata, due yacht ormeggiati di cui, oltre quello di Gaeta, un’altro a Capri, una decina di quote societarie, un albergo, ventidue terreni e dieci società. Il decreto di confisca del Tribunale di Frosinone, sezione misure preventive, ripercorre passo passo quello che è il sequestro preventivo operato nel 2009 che fece seguito all’operazione “Grande Muraglia” del 2008 sulle attività e i legami dei due soggetti con il clan dei casalesi e con la banda della Magliana.

“La maggior parte dei soldi venivano dal contrabbando, dalla vendite di capi d’abbigliamento contraffatti”. Le proprietà confiscate oggi alla famiglia Terenzio sono frutto di quel giro di malaffare – hanno spiegato gli inquirenti della Dia – Dagli accertamenti partiti nel 2005 si è arrivati alle ordinanze di custodia del 2007 che hanno collocato i Terenzio in un sistema in cui c’erano i Giuliano, i Casamonica, vecchi esponenti della banda della Magliana. Proprio dalle dichiarazioni di Luigi Giuliano, diventato da tempo collaboratore di giustizia, gli investigatori del colonnello La Forgia sono partiti, intrecciando i dati che venivano dal lavoro sul campo. In 10 anni sono state effettuate circa 15 mila movimentazioni bancarie per un totale di 70 milioni di euro. Il giro d’affari era importante. Cassino rappresentava il punto di approdo per lo stoccaggio di merci contraffatte in arrivo, via Napoli, dalla Cina, e destinato alle piazze di Roma, Milano e Bruxelles. “I Giuliano – ha affermato La Forgia, capo del centro operativo Dia di Roma – utilizzavano proprietà ed attività dei Terenzio, in particolare capannoni industriali, per lo stoccaggio di oggetti di abbigliamento contraffatti e di strumenti tecnologici prodotti in Cina”.


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