ITRI FESTEGGIA PADRE AUGUSTO MATRULLO, IL PARROCO DEGLI ARTISTI A “SAN GIOVANNI E PAOLO” AL CELIO A ROMA

*padre Augusto Matrullo*

Celebrare un figlio di Itri che porti alto il nome della cittadina aurunca nel mondo non è cosa che possa capitare tutti i giorni. E non perchè manchino gli itrani che si fanno onore e che accreditano in maniera positiva l’immagine del centro collinare aurunco in giro. Per un modo comportamentale connaturato all’indole dei compaesani di Fra’ Diavolo che li spinge a schivare la passerella (fatte le debite eccezioni), succede che non sono frequenti le occasioni per far risaltare agli onori della cronaca (quella positiva, s’intende, in quanto l’elenco dei protagonisti in negativo non deficita di casistiche, in termini numerici) profili e comportamenti di chi con Itri ha avuto un rapporto di origine anagrafico o di successivo insediamento residenziale, se proveniente da altro luogo di nascita.

Tra quanti meritano una “nicchia” nelle pagine della storia dell’Itranità, un posto sicuramente non secondario spetta a un protagonista, seppur ancora giovane, a padre Augusto Matrullo, passionista. Poco più che 65enne, il figliolo di Giuseppe e di Teresa Antocicco, genitori felicisimi e giustamente orgogliosi della nidiata dei loro figlioli, tutti “solari” e sempre tanto disponibili con gli altri, dopo aver portato a termine gli studi che lo hanno condotto all’ordinazione sacerdotale nella comunità dei Padri Passionisti, con il nome di padre Fulgenzio, ebbe in cura la guida delle anime di una parrocchia a Napoli. I meravigliosi frutti della sua proficua opera pastorale, concretizzatasi più con l’esempio che con la sola Parola, rappresentarono il prologo, dopo che l’ordine dei Passionisti ripristinò, per i sacerdoti, il nome di Battesimo, per la destinazione in una delle realtà parrocchiali più prestigiose, ma anche più impegnative, di Roma, la Basilica di San Giovanni e Paolo al Celio.


Situata a pochi passi a piedi dal Colosseo, è sempre stata una meta di pellegrinaggio e di visite turistiche per i numerosi affreschi e opere d’arte contenuti e per la straordinaria opera archittettonica. Sontuosi lampadari in cristallo volteggiano nell’aria e i pavimenti in marmo finemente decorati sono un piacere alla vista. La chiesa ospita anche un organo storico perfettamente funzionante con più di 2000 canne. Ma non sono soltanto questi elementi, seppur meravigliosamente pittoreschi, a caricare di responsabilità la conduzione pastorale della Basilica, dove padre Augusto opera da quasi sei lustri. E’ la complessità dei tanti problemi che assilla l’esistenza di tanti personaggi del mondo dello spettacolo che, sebbene visti “nuotare” in una invidiabile realtà “dorata”, avvertono, più dei comuni mortali, l’esigenza di una guida spirituale “forte e capace di donarsi al prossimo”. Ed è in questo mondo, facile da invidiare, ma sicuramente tanto difficile da guidare spiritualmente e nelle scelte, anche le più elementari, di tutti i giorni, che padre Augusto ha portato il “sale della vita”, non con l’autoesaltazione di altri profeti dell’olimpo mediatico laico, troppo facilmente autoproclamatisi “lumen gentium”, ma con l’esempio umile e meravigliosamente trainante di chi convince gli altri con il proprio personale stile di apostolato e di vita. E da qui sono nate le amicizie “vere” con il tormentato mondo di chi cerca la Verità. Ed ecco che l’elenco degli “amici” di padre Augusto è interminabile. Da Renato Zero, quotidiano interlocutore del Passionista di Itri, a Riccardo Cocciante (sceso a Itri il 21 luglio di venti anni fa solo perchè aveva capito che a padre Augusto non avrebbe fatto dispiacere vedere la piazza del suo paese stracolma, come non mai, di gente accorsa a osannare l’artista nativo di Saigon, che non si era mai concesso a location tanto relativamente anguste). E ancora, da Ron, ad Ascanio Pacelli (il nipote del papa Pio XII, protagonista del Grande
Fratello), il cui matrimonio con Katia venne celebrato da padre Augusto che fece del tutto per evitare il flash dei fotografi e la spia rossa delle telecamere in funzione. E nella cerimonia religiosa officiata da lui convolò a nozze Maria Giovanna Elmi; pregata da lui scese a Itri Eleonora Brigliadori per offrire gratuitamente una sua presenza nell’impegno della comunità parrocchiale di Santa Maria Maggiore intenta a raccogliere fondi per riparare l’allora cadente chiesa dell’Annunziata. E poco più di un mese fa la star di “Amici 2011”, Annalisa Scarrone, ha “gradito” l’invito di padre Augusto che l’ha fatta scendere, in qualità di testimonial, che rinunciava all’onorario professionale, al Torneo di basket che raggruppava, a Itri, realtà etniche di tutta Europa. L’elenco potrebbe continuare ancora, ma non sarebbe l’abbondanza numerica dei nomi citati (ne abbiamo sottaciuti alcuni per comprensibili motivi di privacy legati a crisi, anche depressive, attraversate da miti dei rotocalchi, “restituiti alla Vita” da padre Augusto) a testimoniare la forza del’azione evangelica svolta da questo apostolo del terzo Millennio. Le qualità – ma non meritiamo di ergerci al ruolo, seppure celebrativo, di chi ha già avuto da Dio la gratificazione, nella Vita eterna, per la sua esistenza messa al servizio del Vangelo, così come non abbiamo la presunzione di voler giudicare anche l’ultimo dei peccatori- che albergano in lui hanno trovato conferma anche nell’affidamento di incarichi di grandissima responsabilità nei quali il compianto pontefice, Giovanni Paolo II, volle personalmente coinvolgerlo, in occasione anche dell’ultimo Anno Santo, quando il fascino della Croce portò a Roma folle estatiche di fedeli e di pellegrini. Ebbene, alla luce di queste premesse, dalla cui
eco padre Augusto rifugge e che procureranno all’estensore del servizio un sicuro “richiamo” da parte di chi ha fatto della modestia il “Credo” vissuto della propria esperienza, Itri si appresta ad attestargli, nell’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, in occasione della sua venuta in paese, il 13 agosto, l’amore per un figlio che il pur “contenuto” entusiasmo popolare destinato ad altri eventi, questa volta celebrerà con quel “rumore” che tanto piaceva a Karol Wojtyla nella notte della spianata di Tor Vergata, dando fiato alle parole e, soprattutto, ai sentimenti che partono dal cuore e vanno diritti all’animo e alla persona che tutti, in paese, hanno eletto quale ambasciatore di fede e di amore in tutte le realtà in cui si trovi a operare.

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