MALTEMPO LAZIO: IL BILANCIO DELL’ANBI MA GARGANO CHIEDE MAGGIORI INVESTIMENTI DALLA REGIONE

*Massimo Gargano*

“La imponente ‘macchina operativa’ dei consorzi di bonifica laziali, ha retto bene all’urto della perturbazione che ha investito e sta, ancora in parte, interessando il territorio della regione Lazio”. Così Massimo Gargano, presidente dell’Associazione Nazionale  Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), che ha aggiunto: “Un ringraziamento personale, credo condiviso dai cittadini della nostra regione, va a tutti i circa 450 dipendenti delle strutture consortili che operano nella nostra regione. Grazie alla loro passione, al loro lavoro, alla loro abnegazione e al loro sacrificio, infatti, la difesa del territorio del Lazio ha tenuto bene così come nelle nostre attese”.

Nei 13.500 chilometri di canali (artificiali e naturali) e nei 53 impianti idrofori presenti nella Regione Lazio non si sono registrati problemi significativi. “La tenuta complessiva del territorio laziale – ha detto ancora Gargano – merita di essere evidenziata e, soprattutto, deve far riflettere su quanto sia importante investire, come Regione Lazio, nel settore che garantisce irrigazione in oltre 81.000 ettari. La grande professionalità di quanti operano nelle strutture dei Consorzi di Bonifica del Lazio  non deve essere depauperata unitamente al bagagliaio in termini di conoscenze. Al contrario, occorre, programmare ulteriori investimenti regionali mediante i quali offrire tranquillità a chi opera nel settore e, di conseguenza, ai cittadini. In una fase congiunturale particolarmente difficile per il Paese – prosegue Gargano – è opportuno ricordare che il rischio idrogeologico è un fattore profondamente economico non solo perché riparare i danni, costa molto più che prevenirli, ma anche per le pesanti conseguenze, che comporta nel tempo su tutte le attività del territorio”.


Da tempo l’Anbi evidenzia la necessità di attuare in pieno il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, composto, per lo più, da progetti immediatamente cantierabili, che permetterebbe importanti ricadute occupazionali anche nel Lazio dove secondo i dati ministeriali, l’85,5% dei comuni è a rischio idrogeologico.

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