“VOCABOLARIO DEL DIALETTO FONDANO”, DOMENICA 22 GENNAIO LA PRESENTAZIONE

La presentazione del primo e unico “Vocabolario del dialetto fondano”, si svolgerà domenica 22 gennaio prossimo, alle ore 18,30 nella sala del Castello Caetani di Fondi. Grande l’attesa per un’opera ciclopica, frutto di decenni di lavoro dell’autore Enzo d’Ettorre prima e della moglie Carmina Izzi poi. Ma anche della Core Print System che ha voluto fare omaggio a d’Ettorre e alla città di Fondi curando scrupolosamente il lavoro di grafica e stampa e assumendosi l’intero onere finanziario della pubblicazione.

All’evento, presentato dal giornalista Gaetano Orticelli, interverranno: Giulia Rita Eugenia Forte, responsabile archivio della memoria del ‘900 città di Fondi; Silvia Capotosto, dell’Università Tor Vergata di Roma; Mauro Caporiccio, autore televisivo e sceneggiatore; don Luigi Mancini, sacerdote e amico dell’autore.


“Quest’opera, iniziata molti anni fa da Enzo d’Ettorre, col quale ho condiviso molti anni della mia vita, – scrive Carmina Izzi -, vede la luce solo dopo tredici anni dalla sua dipartita, avvenuta nel 1999. Il desiderio di un dizionario dialettale nacque in Enzo contemporaneamente alla raccolta dei “Modi di dire” e dei “Proverbi” fondani che pubblicò alla fine degli anni ‘80. Gli amici e quanti erano a conoscenza del progetto, mi hanno sollecitata affinché il lavoro non andasse perduto, ma venisse pubblicato per restare patrimonio delle nuove generazioni”.

“L’Autore con un lavoro certosino durato a lungo nel tempo, completato egregiamente dalla consorte, – afferma Giulia Forte – ha ricercato le radici dei lemmi utilizzati dai nostri Padri. Leggendo i significati dei lemmi selezionati, si colgono bozzetti folcloristici, spaccati di vita e mestieri di una volta, per cui il lavoro del d’Ettorre non è solo una raccolta ben organizzata di voci, ma il racconto di una società contadina con i suoi caratteristici modi di fare; la rappresentazione della vita semplice di paese”.

“Il pregio del lavoro – fa sapere don Luigi Mancini – sta nel fatto che l’autore non ha avuto «fonti» da consultare. Tutto è stato ricavato dalla viva voce, dall’ascolto, dai ricordi di infanzia, dal dialogo con persone avanti negli anni. Enzo d’Ettorre ha messo in ordine alfabetico con rigore glottologico i vocaboli, li ha classificati sotto le singole lettere. Di ogni parola ha annotato l’aspetto grammaticale, la derivazione dal latino e la «chiosa» dei modi di dire o meglio dei costrutti popolari che si erano aggiunti al vocabolo ed erano diventati patrimonio espressivo e comunicativo”.

“Non è stato facile riportare quest’opera sulla carta stampata – scrive nella nota la Core Print System – per una serie di problemi legati proprio alla trascrizione del dialetto a causa delle diverse “font” da dover utilizzare di volta in volta per rendere leggibile la “parola” nel giusto modo. Questo, naturalmente, ha fatto sì che il lavoro procedesse molto lentamente. Dopo diversi anni di lavoro, quindi, ci troviamo alla fine di quest’opera che abbiamo realizzato, curandone l’impaginazione e la stampa non solo per amore verso Enzo d’Ettorre al quale siamo uniti da legami di parentela, ma anche con amore verso questa città convinti che chi parla il dialetto si auto-identifica col proprio territorio, rafforzando così il legame culturale con la tradizione”.