“QUANTI SIAMO, CHI SIAMO E, SOPRATTUTTO, DOVE ANDIAMO?”: RAPPORTO SULLA POPOLAZIONE DI CORI

È stato presentato ieri pomeriggio presso la Sala Conferenze del Museo della Città e del Territorio il “Rapporto sulla popolazione di Cori, anno 2012”, un ritratto di come negli ultimi 30 anni nel nostro paese si siano evidenziati tre fenomeni che hanno cambiato e determinato l’attuale composizione della popolazione: la denatalità, l’invecchiamento e l’immigrazione.
L’evento, “Quanti siamo, chi siamo e, soprattutto, dove andiamo?”, è stato organizzato dal Comitato territoriale “L’Italia sono anch’io” per fornire uno spunto di riflessione a studenti, amministratori e chiunque voglia affrontare con cognizione di causa le sfide che questi rapidi cambiamenti pongono alla comunità locale.
Non solo l’illustrazione dei dati raccolti dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Cori ed elaborati dal prof. Ettore Benforte, ma anche filmati e testimonianze dirette di immigrati di seconda generazione e professori che da anni si confrontano quotidianamente con gli stranieri presenti sul territorio.
La popolazione di Cori è di 11339 unità, di cui 1188 immigrati (10,5%), non considerando i quali, dal 1985 ad oggi, i cittadini italiani sarebbero diminuiti.
Sono aumentati gli anziani e diminuiti i giovani, soprattutto a Cori monte che registra la più alta percentuale di popolazione ultrasessantenne, mentre Giulianello è l’area relativamente più giovane, dove vi è anche il maggior numero di famiglie con più di 4 componenti.
Gli immigrati, che proprio dal 1984 hanno fatto la loro comparsa a Cori, oggi rappresentano il 16,5% della forza lavoro disponibile: in maggioranza sono occupati nel settore agricolo (25%), come badanti e colf (11%), nei forni (8%), nell’edilizia (7%), nel commercio (3%) o sono studenti nelle nostre scuole (15%), a cui bisogna aggiungere anche i lavoratori stagionali.
Dato il tipo di occupazioni che gli immigrati svolgono, essi, di fatto, non sottraggono lavoro agli italiani, i quali si mostrano restii ad impegnarsi in quei settori; anzi sono proprio gli immigrati, a dare lavoro e l’economia del nostro paese non può fare a meno di loro, né come manodopera, né come consumatori.
Se nelle nostre scuole venissero a mancare i minori immigrati, ci sarebbero ben 14 posti di lavoro in meno per il personale italiano; gli appartamenti fittati agli immigrati sono circa 300, per un gettito complessivo di oltre 95.000 euro al mese che finiscono nelle tasche degli italiani; gli immigrati spendono nei nostri negozi, pagano le imposte locali e, se messi in regola, contribuiscono a pagare oggi le nostre pensioni, partecipando alla nostra economia in modo rilevante.