AUMENTANO I TUMORI AL COLON PER GLI ITRANI – LA DENUNCIA DI MEDICI E DI ESPERTI

Preoccupazioni crescenti, a Itri, per l’innalzamento dell’indice della percentuale di malattie cancerogene che colpiscono la popolazione del posto. Già da qualche anno c’era stata la denuncia dei medici che, sulla scorta degli screening effettuati, facevano notare come fosse sempre più alto il numero degli Itrani colpiti da tumore al colon, a causa -secondo loro- dell’eccessivo trattamento anticrittogamico riservato nella coltivazione delle piante di ulivo. Ieri una nuova voce si è aggiunta al campanello d’allarme ripetutamente ricordato dagli operatori della salute comune. E’ quella di Paolino Manzo, sindacalista in pensione, studioso di fenomeni legati alla sua terra natia, rabdomante, cultore di interessi bucolici ed esperto delle problematiche attinenti il settore primario. “E’ un dato di fatto tanto inconfutabile -denuncia Manzo- che l’inflazionato impiego di medicinali di ogni tipo nel settore dell’agricoltura ha comportato conseguenze disastrose. Sono scomparsi gli insetti, distrutti dai veleni messi in circolazione. In questo modo si è interrotto il ciclo biologico che regolava la vita nell’habitat secolare. Le api si vedono sempre più raramente e si è quasi paralizzata quella loro funzione vitale consistente nel succhiare il nettare dei fiori e nel favorire l’impollinazione. Altrettanto sta succedendo per le rondini, prive di cibo dopo la “tabula rasa” effettuata dai potenti anticrittogamici. Resistono solo gli insetti “corazzati”, che risultano sempre più nocivi per la sicurezza delle persone (a cominciare dai calabroni) e delle piante. Nei miei contatti quotidiani con il sempre meno numeroso stuolo degli operatori agricoli -prosegue Manzo- sono rimasto allibito a sentire che qualche produttore di olive ha trattato gli alberi per ben undici volte nell’arco della stagione, anche se il fenomeno ha riguardato principalmente uliveti ubicati in zone dove l’umidità costante provoca malattie dannose, come il cosidetto occhio di pavone che porta al defoliamento della pianta. Ma, al di là di questi interventi tampone di carattere contingente -conclude Manzo- resta il fatto che abbiamo avvelenato questa nostra natura e che è giunto il momento di un radicale cambiamento di rotta in tutti i settori dell’agricoltura”.