GAETA, ITALCRAFT: I LAVORATORI RESPINGONO LA PROPOSTA DELL’AZIENDA

Quando ormai anche le ultime speranze di tornare al lavoro sembravano tramontate, per gli operai dell’Italcraft nelle ultime 48 ore si era invece aperta, sotto una cortina di silenzio generale, una nuova possibilità di reintegro a partire dalla conclusione della cassaintegrazione straordinaria prevista per il 15 dicembre prossimo.

Eppure anche questa nuova e, presumibilmente, ultima possibilità sembrerebbe sfumata. Infatti il tavolo delle trattative che si era aperto a poche ore dalla sfilata di protesta dei giorni scorsi, e corredata anche dall’incontro col sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano, sarebbe saltato proprio in virtù di quell’unione e compattezza proclamata dalle 46 maestranze nei giorni scorsi quando promettevano che. E così è stato, promessa mantenuta.


Infatti, la proposta avanzata all’assemblea di rappresentanza sindacale che ha accompagnato i lavoratori fin dall’inizio di questa odissea, e arrivata dalla nuova proprietà che ha rilevato le quote di maggioranza nel giugno scorso, proponeva un reintegro ma con relativa e paventata spaccatura. Perchè dopo la conclusione della cassaintegrazione per tutti al 15 dicembre prossimo, data prima della quale nulla sarebbe accaduto in ogni caso, il fronte dei lavoratori sarebbe stato gestito con due misure. E infatti per 20 dei 46 sarebbe scattato il reintegro immediato con relativa retribuzione e piene condizioni contrattuali, mentre per i restanti 24 sarebbe scattata invece, in luogo della mobilità prevista in caso di conclusione definitiva delle trattative, un prosieguo in deroga della cassaintegrazione.

Insomma una soluzione che intanto garantiva il dimezzamento del disagio occupazionale, e che in secondo luogo avrebbe comportato anche l’assunzione dell’impegno da parte della proprietà a redigere un nuovo piano industriale nel quale venivano illustrati i criteri di reintegro graduale o parziale dei restanti ventiquattro. Probabilmente anche un modo per consentire all’azienda di ripartire con una parte del personale, incassare nuove commesse come nei migliori periodi produttivi dello storico presidio industriale, in modo tale da poter poi richiamare in fasi più floride i restanti membri rimasti fuori in questa prima fase. Ovviamente con un impegno scritto che sarebbe stato inserito nell’accordo di programma industriale.

Eppure resta sorprendente la coesione e lo spirito di solidarietà tra i lavoratori, esemplari nella capacità di non spaccarsi in una situazione in qualche modo discriminatoria e che poteva metterli l’uno contro l’altro come nella migliore delle tradizioni all’insegna dell’arrivismo dove vince il più forte e dove alla morte tua corrisponde la vita mia. Non all’Italcraft di Gaeta dove specie di questi tempi una decisione così impopolare per certi aspetti, ed esemplare e significativa per molte altre analoghe vertenze lavorative nella Provincia di Latina, rivendica tuttavia una giustizia sociale che sembrava sparita e risucchiata in una crisi economica e occupazionale ormai apparentemente endemica.

Chissà se questa decisione si rivelerà un suicidio lavorativo collettivo oppure un nuovo strumento di conquista sindacale modello di una nuova generazione di lavoratori capaci di rivendicare i propri diritti attraverso la dignità e la solidarietà.