LA FORMIA CHE INVECCHIA E’ PIU’ POVERA E HA PAURA DEL FUTURO

Formia è sempre più vecchia e sempre più povera. E le linee grafiche che rappresentano le statistiche numeriche puntano sempre più in maniera preoccupante verso il basso. Lo studio è quello della società di statistica Tecnè, reso noto in questi giorni nell’ambito di una presentazione pubblica organizzata dall’associazione Cittadini due punto zero. Uno studio allarmante che mette in evidenza un invecchiamento progressivo della popolazione residente, con un relativo esodo di massa delle fasce giovanili, e soprattutto un declino economico senza freni del tessuto commerciale cittadino. Ma andiamo ai dati.

Anzitutto il dato più sconfortante per quanto riguarda l’aspetto demografico è quello relativo alle proiezioni future sulla popolazione residente. I residenti oltre gli 80 anni infatti cresceranno di un punto percentuale ogni 5 anni per attestarsi al 12 percento della popolazione nel 2050, rispetto al 5,4 di oggi, e addirittura saranno oltre il 30 percento gli over 65, oggi al 18,5. Inversamente, nel medesimo scenario di previsione, dovrebbe calare rispetto all’attuale andamento di ben 11 punti percentuali la popolazione tra i 15 e i 65 anni. Dati che vanno peraltro collocati in un quadro complessivo di riduzione della popolazione residente, passata dai quasi 2 punti di crescita di dieci anni fa allo 0,1 di oggi, e dal numero di famiglie, passate dal 4 percento allo 0,7. Con il risultato che entro il 2050 Formia avrà 5mila abitanti in meno.


Ma ancora più preoccupanti sono le statistiche riguardo, al reddito, al Pil e al tessuto imprenditoriale cittadino. Si attestano infatti tra il 2,5 e il 3 percento in meno le percentuali di reddito rispetto alla media nazionale, già fortemente al ribasso sullo scenario internazionale, delle fasce intermedie tra i 10mila e i 20mila euro. Un tasso di disoccupazione del più 2 percento su base nazionale, un Pil in ribasso del 10 percento entro l’anno prossimo e del 25 percento entro il 2030 e infine una perdita del 10 percento per il reddito pro capite entro il 2013 completano uno previsione apocalittica a breve e medio termine sotto il profilo socioeconomico della città.

Addirittura in un settore strategico e tradizionalmente primario per Formia come quello della pesca e dell’agricoltura si registra un calo del 10 percento rispetto alla media nazionale. Meno 3 percento e meno due rispettivamente per attività manifatturiere ed edilizia. Significativi in questo senso i dati, anche qui in forte ribasso, dei consumi e dei risparmi. Un 10 percento in meno, sul periodo degli ultimi cinque anni, per i primi e addirittura un 40 percento in meno sulla capacità di risparmiare dei formiani. Anche perché contestualmente cresce a dismisura il dato sulla necessità di attingere al risparmio per andare avanti che si attesta infatti al 120 percento in più rispetto al 2008, con il picco previsto per l’anno prossimo.

La relazione si chiude infine con un dato complessivo, quello dello scenario socioeconomico, che prende in considerazione gli input negativi e positivi e che rivela un punto di rottura insanabile, in assenza di una inversione di tendenza con adeguate politiche amministrative, nel 2015.

 I DATI SUL LAVORO

Mentre la realtà cambia nei numeri e nei dati statistici, anche le considerazioni e le percezioni del futuro che hanno i formiani mutano. Perciò nel rapporto vengono estrapolati dei dati sulle considerazioni personali di un campione di circa mille cittadini raggiunti telefonicamente. Gli aspetti che ottengono un plebiscito di adesioni sono quelli relativi alla preoccupazione di diventare poveri, sentita dall’82 percento delle persone, addirittura l’85 percento è preoccupato dalla disoccupazione e dalla precarietà del lavoro, mentre un 88 percento di formiani si preoccupa dell’ambiente e, lo stesso numero, sente forte il senso di appartenenza ad una comunità e ai suoi valori e tradizioni.

Insomma i formiani, come tutti, guardano ovviamente alla propria esistenza e al futuro economico e occupazionale nel loro orticello, ma mostrano una grande sensibilità nel legame con la propria città e la propria comunità. E infatti il 77 percento di loro sente il bisogno di dare un contributo in prima persona, addirittura l’83 percento sarebbe disposto a fare sacrifici personali anche economici per salvaguardare l’ambiente. Una voglia di partecipare giustificata dalla diffusa  percezione che le cose non vanno come dovrebbero. Perché infatti, oltre al dato già menzionato sulla preoccupazione per il lavoro, c’è inoltre un 77 percento che considera gravi i problemi di competitività delle imprese, un 57 percento che non apprezza il funzionamento del sistema sanitario e un 47 che ha la stessa considerazione di quello socio-assistenziale.

Perciò in un quadro generale, circa la metà del campione ascoltato non è soddisfatto della propria situazione finanziaria e non crede che questa migliorerà. Solo l’11 percento pensa ad una inversione di tendenza, il 16 percento pensa di vivere senza scopi e addirittura il 22 percento si sente talvolta depresso. In conclusione appare tuttavia anomalo rispetto alla coerenza piuttosto complessiva dei dati fin qui menzionati, il fatto che quasi il 70 percento è soddisfatto del proprio tenore di vita, evidentemente l’aspetto materiale però non condiziona una instabilità sociale, una insoddisfazione e uno scoramento che vengono fuori in maniera evidente direttamente per voce di chi a Formia ci vive.