MINTURNO, ESTORSIONE: GIUDIZIO IMMEDIATO PER DUE VENDITORI AMBULANTI

tribunale di latinaSaranno entrambi giudicati col rito immediato i due venditori ambulanti arrestati il 3 febbraio scorso dai carabinieri di Formia con l’accusa di estorsione e tentata estorsione.

A carico del 39enne formiano R.M. e del 43enne di Minturno ma residente ad Ausonia M.B. sono emersi gravi indizi di colpevolezza così da far decidere al tribunale di Latina in composizione collegiale di giudicare già per il prossimo 12 giugno la posizione di reato o meno dei due.


La decisione arriva dopo la conferma dell’ordinanza cautelare di arresto, dopo aver però ottenuto i domiciliari dal Gip Mara Mattioli, a seguito del rigetto dell’istanza di Riesame per la misura restrittiva. Quindi si va a giudizio senza udienza preliminare.

Ma quali sono i gravi indizi di colpevolezza emersi. Potrebbero riferirsi alle dichiarazioni spontanee rilasciate dal marocchino vittima della presunta estorsione secondo il quale dopo il furto del furgone con il quale esercitava la medesima professione di ambulante, avvenuto circa un mese prima, sarebbe poi stato avvicinato dal 39enne formiano per riscuotere una somma in denaro e farsi ridare il mezzo dall’autore del furto ovvero il 43 enne minturnese.

*L'avvocato Pasquale Cardillo Cupo*
*L’avvocato Pasquale Cardillo Cupo*

Ma la difesa dell’ambulante formiano, dell’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, non ci sta e potrebbe sollevare delle eccezioni riguardo alla fedeltà della traduzione delle parole dell’extracomunitario che sarebbe invece in un rapporto di amicizia col suo presunto estorsore, tanto da essere stato aiutato solo pochi giorni prima del fatto contestato per andare in ospedale a seguito di un incidente sul lavoro.

Una amicizia travisata proprio quando in virtù della conoscenza il 39enne si sarebbe avvicinato all’uomo solo per aiutarlo a ritrovare il suo mezzo di lavoro. Insomma questa sarà la tesi difensiva e allora diventa determinante la posizione del marocchino che deve chiarire quale posizione ha avuto il suo amico o estorsore sarà lui a chiarirlo.

Duplice il capo di imputazione, una estorsione portata a termine con un anticipo di 100 euro preliminare al rilascio del camion Iveco e 1000 euro da versare all’incontro al quale hanno partecipato anche i carabinieri e che quindi non sono mai stati versati, configurando quindi la tentata estorsione. Diversa potrebbe rivelatesi invece la posizione dell’altro imputato, il 43enne di Minturno sarebbe accusato sempre secondo le rivelazioni della vittima anche del furto del camion. Infine va ricordato che certo della sua estraneità R.M. starebbe anche per preparare una richiesta di risarcimento del danno provocato dal processo penale in atto nei suoi confronti.

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