La sua unica colpa è stata quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma anche la giustizia potrebbe riconoscere una tragica fatalità priva di responsabilità dopo che la pubblica accusa lo aveva iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo.
Si tratta di Anthony Salemme che l’11 ottobre del 2011 viaggiava a bordo della sua Fiat Panda d’epoca quando, all’altezza del civico 422 di via Vitruvio, nella pericolosa curva a gomito nei pressi del bar Trieste, vedeva piombare contro la propria auto che procedeva verso Formia, la Kawasaki 750 con a bordo Francesco Ciccolella e Alessandro Forcina, proprietario del mezzo a due ruote.
Da subito è sembrata un tragico appuntamento col destino, ma d’altra parte era un atto quasi dovuto l’indagine su Salemme. Anche perchè in quel sinistro perse la vita Francesco Ciccolella proprio a seguito dell’impatto avvenuto per una guida forse troppo spericolata, tanto da fargli perdere il controllo del mezzo e scivolare sull’asfalto. Mezzo che non avrebbe neanche potuto guidare perché non in possesso del patentino.
Quindi da allora Salemme, dopo essersi rivolto alla difesa dell’avvocato Francesco Ferraro, che ha collaborato col pm titolare dell’inchiesta Raffaella Falcione, attende il giudizio. E in effetti la richiesta di archiviazione per la posizione accusatoria è stata emessa dalla dottoressa Falcione. Si attende ora la risposta definitiva del giudice per le indagini preliminari Nicola Iansiti.
Una risposta peraltro più attesa del normale per Salemme che, attualmente in servizio sotto firma breve in qualità di soldato al policlinico militare del Celio a Roma, potrebbe vedersi rifiutare l’assunzione a tempo indeterminato se non arrivaerà entro maggio il provvedimento del giudice Iansiti.
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