ABUSIVISMO, LA FORESTALE SEQUESTRA A ITRI DUE MANUFATTI, CINQUE TERRAZZAMENTI E UNA STRADA

forestale1-300x225Ancora uno scempio edilizio, perpetrato tra abusivismo e illegalità nelle campagne di Itri, scoperto e denunciato dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Nell’appetita zona tra Itri e Sperlonga, tra le località di Monte Moneta, che aggetta sulla spiaggia di Sant’Agostino, di Santo Stefano e Monte Le Fune, gli agenti dell’ispettore Roberto Broccoli hanno scoperto reiterate infrazioni alle disposizioni in materia di tutela del territorio, dell’ambiente, oltre che gravi violazioni dei regolamenti che disciplinano l’intervento edilizio e il movimento terra in quelle zone.

Su un lotto di circa un ettaro erano stati realizzati due manufatti, cinque terrazzamenti che hanno modificato la morfologia del posto, un tratto di strada di oltre centocinquanta metri lineari. Il tutto nei pressi di reperti archeologici di una certa valenza già noti e catalogati dai competenti uffici di sovrintendenza. L’intera operazione aveva comportato il movimento terra senza la dovuta autorizzazione e, quello che è pure molto grave, l’intervento su suolo demaniale che è stato illecitamente modificato per ottenere vantaggi per gli scopi che il privato, una persona del posto, stava cercando di conseguire.


Dell’avvenuto sequestro il comando stazione CFS, che, vale la pena sottolinearlo, ha materialmente sede a Fondi, mancando la stazione di Itri – competente sul centro collinare, su Campodimele, Gaeta e Sperlonga – di una struttura che ospiti gli operatori del secondo comune aurunco per estensione,  ha provveduto a interessare sia l’ufficio tecnico comunale, sia il magistrato di turno per i provvedimenti del caso. Si tratta, infatti, dell’ennesimo attacco al patrimonio extraurbano di un centro che, con i suoi 11.000 ettari di estensione e una presenza di circa cinquemila manufatti “extra moenia”, rappresenta un caso veramente tanto emblematico nell’ambito dell’intero territorio provinciale.

Basterà ricordare che, nel luglio di due anni fa, nella stessa zona, sempre gli uomini del CFS, nella fattispecie il corpo speciale del Nipaf, agli ordini dell’ispettore Stefano Giulivo, apposero i sigilli a ben 21 unità immobiliari, provviste anche di piscine, spuntate, come funghi, tra gli elci, le querce, i carrubi e la macchia mediterranea di una zona già compromessa, a poche decine di metri, da colate di cemento, oltre 300 delle quali erano finite nel mirino degli investigatori giudiziari.