SCANDALO RIFIUTI A PONZA, UNA STORIA SIMILE A QUELLA DEL 2011

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*Un’auto della Guardia di Finanza in attesa dell’arrivo a Formia da Ponza di Antonio Avellino*

Come nel 2011 ma senza il vincolo associativo. L’ultima inchiesta della Guardia di Finanza del Gruppo di Formia, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano sulla gestione dei rifiuti a Ponza, una volta di più, apre uno squarcio su quella che fino a qualche tempo fa era la situazione dell’isola lunata.

Era il settembre del 2011 quando i Carabinieri della Compagnia di Formia sbarcano al Molo Musco coordinati dal sostituto procuratore Olimpia Monaco per arrestare otto tra amministratori e imprenditori e denunciare ventisette persone. Il reato ipotizzato dagli inquirenti è associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni della pubblica amministrazione (per il sindaco e tre imprenditori), falsità, turbativa d’asta, abuso d’ufficio.


*L'ex sindaco Pompeo Rosario Porzio*
*L’ex sindaco Pompeo Rosario Porzio*

Nel successivo novembre il Tribunale del Riesame di Roma respingerà il ricorso proposto dal Pm in merito alla richiesta di vincolo associativo che quindi decadrà, nei mesi scorsi è stato notificato l’avviso di conclusione indagini, ma l’ultima inchiesta, ripropone, almeno teoricamente, quella ipotesi. Per varie ragioni. Per i reati contestati, che anche oggi sono concorso in frode in pubblica fornitura e truffa ai danni dello stato, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Per i nomi di quelli che allora furono arrestati e oggi sono denunciati: l’ex sindaco Rosario Pompeo Porzio, l’ex assessore ai lavori pubblici, patrimonio, progettazione e ambiente Mario Pesce, il collega ai servizi sociali, cultura, pubblica istruzione, traffico e trasporti Silverio Capone, l’ex segretario comunale Pasqualino De Tata, il funzionario comunale Fausto Balzano allora denunciato come oggi. Per gli anni messi ai raggi x dalla Procura: dal 2009 e fino al 2011 nell’indagine del sostituto Monaco, dal 2010 in poi in quella coordinata dal sostituto Miliano.

Scriveva allora nella sua richiesta la dottoressa Monaco facendo riferimento agli arrestati che, secondo l’accusa, avevano truccato undici procedure di gara: “Il gruppo criminale in questione è un sistema chiuso, perché ne fanno parte soggetti radicati sul territorio, espressione dello stesso background culturale, capaci di comprendersi con immediatezza e pienamente autosufficienti. Gli indagati hanno gli stessi valori e la stessa concezione della res pubblica e della legalità. La loro forza sta nell’autosufficienza, ovvero nella capacità di fare fronte ad ogni esigenza”.

*Camion De Vizia*
*Camion De Vizia*

Pubblica illuminazione, gestione degli impianti di depurazione, della fornitura di imbarcazioni o di boe di segnalazione, installazione di impianti di condizionamento o qualsiasi altra iniziativa legata all’attività amministrativa del Comune di Ponza passava attraverso un sistema consolidato. Che oggi si scopre aveva messo gli artigli anche sulla gestione dell’appalto dei rifiuti.

E se allora uno degli indagati affermava “Non possiamo sottostare agli umori di un carabiniere. Dobbiamo reagire, dobbiamo continuare”, non è poi cosi anomalo sentire nelle nuove intercettazioni un altro arrestato, il responsabile del cantiere De Vizia di Ponza Antonio Avelino essere ammonito perché “Tu te le vai a cercare le rogne. Quelli (il riferimento dovrebbe essere ai finanzieri – ndr), questo vanno cercando. Che devono dimostrare che da noi c’è un’illegalità diffusa. E noi facciamo di tutto per dimostrare che è così”. Toni simili, indagini analoghe, incrocio tra politici e imprenditori deviati. Come allora, così oggi.

Domani, intanto, cominceranno a sfilare davanti al Gip del Tribunale di Latina per l’interrogatorio di garanzia l’amministratore delegato della società, Vincenzo De Vizia , 75 anni, il figlio  Nicola, 43 anni, entrambi residenti a Montefusco, vicino Avellino, e i due dirigenti del servizio, Antonio Avellino, 44 anni, di Ponza, e Antonio Baris, 62 anni, di Esperia.

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L’INCHIESTA E GLI ARRESTI DEL 2011

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