PASCOLO BRADO, DISTRUZIONE DI COLTIVAZIONI E DENUNCE INASCOLTATE. IL COMITATI "6 APRILE" SI RIVOLGE ALLA PROCURA

pascoloDopo le lunghe attese, adesso il “Comitato 6 aprile” impegnato a tutelare i terreni dall’invasione distruttrice di animali al pascolo brado, annuncia il ricordo alla Procura della Repubblica.

“Dalla presentazione della petizione del 6.4.12 – esordisce la nota di sabato 25 – sono stati presentati a vari enti decine di esposti, querele e diffide a due sindaci, ma ci rendiamo conto di essere rimasti impantanati nel tipico stagno nel quale i problemi non si affrontano e vengono lasciati marcire: chi dovrebbe prendersi le responsabilità diventa campione dello scaricabarile  e i cittadini rimangono inascoltati, indifesi e con la netta sensazione di essere presi in giro.


Né i Sindaci di Sperlonga, Fondi, Campodimele hanno ritenuto opportuno convocarci a seguito dei nostri esposti e/o diffide inviati due mesi fa e della nostra disponibilità a un incontro, né il Sindaco di Itri né la Prefettura hanno ritenuto opportuno di accogliere la nostra esplicita e pressante richiesta di incontro, formulata anch’essa circa due mesi fa, nonostante la cospicua documentazione presentata soprattutto nell’ultimo anno e la denuncia esplicita della permanenza di una “zona franca” nei territori di confine tra  Itri, Sperlonga e Fondi, nella quale tre allevatori esercitano il pascolo senza alcuna autorizzazione.

Finalmente , nell’assemblea pubblica di ieri, il Sindaco di Itri ci ha onorato della  Sua presenza, per esercitare, però,  lo stesso sport dello scaricabarile (nei confronti della Comunità Montana, della Provincia, della Forestale, del Prefetto, degli altri Sindaci, dei soldi che non ci sono, dell’Assessore, che non doveva fare certe promesse sul sequestro del bestiame,…) e del rinvio (a quando sarà approvato il nuovo Regolamento, il Bilancio,ecc.).

Il Sindaco ha quindi rinviato la più volte richiesta ordinanza di sequestro del bestiame al pascolo incustodito e abusivo e/o senza marchio a quando ci saranno le garanzie finanziarie, le soluzioni tecniche e la disponibilità dei vari Enti interessati! Comunque egli non intende intervenire sui terreni privati. Noi abbiamo ribadito che l’attuale Amministrazione comunale di Itri se da una parte è stata la prima a occuparsi del problema (utilizzando i vigili per alcuni controlli e negando in un caso il permesso di pascolo), dall’altra non ha mostrato la volontà di risolverlo, soprattutto con l’unico mezzo efficace che è quello del sequestro del bestiame, richiesto più volte e ribadito nella diffida dell’ottobre 2012.

Cosa si è fatto per favorire il coordinamento tra i vari Enti, per attivare le competenze previste dalla Legge e per trovare i mezzi necessari per effettuare il sequestro (in una situazione in cui la stessa Associazione degli allevatori itrani, fin dai primi di febbraio, si è detta disponibile a collaborare)?!

Probabilmente i Sindaci coinvolti, la Prefettura e le altre Amministrazioni continuano a considerare irrilevante il problema, una questione isolata, tra privati. Noi riteniamo, invece, che il fenomeno del pascolo brado incustodito e abusivo in alcune zone e la frequente presenza di animali (bovini ed equini), anche senza marchio, soprattutto sulle nostre strade, costituisca non solo un costante danno all’agricoltura, al turismo, all’ambiente, ma anche un serio problema di sicurezza e di sanità pubblici, di fronte al quale l’intervento dei vari Organi ed Enti competenti è doveroso, per obbligo di legge, non solo dal punto di vista politico.

Ci siamo resi conto che, rispetto ad altri Comuni italiani (dal Nord al Sud), la nostra comunità ha lasciato incancrenire il problema. Altrove tutte le attività relative al pascolo sono ben regolamentate da decine di anni, il sequestro di bestiame al pascolo abusivo e incustodito, non solo avviene , quando è necessario, a seguito di ordinanza del Sindaco o del Prefetto, ma è previsto nei Regolamenti di Polizia urbana e/o rurale come misura normale, ordinaria, anche su terreni privati! Siamo probabilmente in una situazione di arretratezza culturale e giuridica di decine  e forse di centinaia di anni, e ne siamo tutti responsabili.

Noi abbiamo chiesto insistentemente e vanamente l’applicazione delle leggi da parte delle varie Amministrazioni, a difesa dei valori della convivenza civile, e vogliamo rimanere sulla stessa linea. Continueremo ad esercitare forme di pressione pubblica e politica, chiedendo la solidarietà di tutti i cittadini, e ad intraprendere iniziative legali, e se per uscire dallo stagno dobbiamo rivolgerci alla Procura della Repubblica, faremo anche questo”.