DETENUTI IMPEGNATI A TUTELA DELL’AMBIENTE: LA PROPOSTA DI LEGA AURUNCA A ITRI

*Da sinistra Cece, Tremonti e Meschino*
*Da sinistra Cece, Tremonti e Meschino*

“Le piogge di questi giorni stanno portando allo scoperto il grave dissesto idrogeologico in cui versa la nostra nazione. Il suolo è oggi in larga parte completamente abbandonato a seguito del riversarsi di grandi masse di popolazioni verso i centri abitanti e la progressiva riduzione della presenza dell’uomo nelle campagne e nelle zone di montagna”.

Lo evidenzia l’incipit di un documento presentato da Lega Aurunca,a firma dl suo presidente Giovanni Meschino, per conciliare le soluzioni per più di qualche problema: il dissesto idrogeologico, l’utilizzo nobilitante dei detenuti e la ferma risposta alla Corte europea che ha rigettato la richiesta italiana per il riesame contro il sovraffollamento delle carceri.


“Occorre –prosegue Meschino- che la politica capisca in tempi rapidi che imporre dei forti divieti alle attività dell’uomo nelle zone inurbane è fatto sicuramente nocivo per il territorio destinato ad un ulteriore spopolamento in assenza di interventi che favoriscano e incrementino la presenza di attività umane al di fuori dei centri urbani specie in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo in cui la terra può essere una preziosissima risorsa anche per il rilancio economico del paese. In questo contesto occorre che gli enti pubblici si facciano carico del delicato e importantissimo compito del “governo delle acque”, attività tra le più basilari cui l’autorità in un paese moderno ha l’obbligo di provvedere (nel Lazio il 98,4% dei comuni presenta fattori di rischio idrogeologico).

Con l’abbondante personale pubblico impiegato in enti intermedi, parchi naturali e organismi di tutela e forze di vigilanza non si vede come sia possibile che il territorio riceva così scarsa cura da parte delle pubbliche amministrazioni con il ripresentarsi costante e in forme sempre più evidenti e finanche mortali delle conseguenze di queste imperdonabili carenze. Certamente pesa la scarsità dei finanziamenti pubblici destinati a questo tipo di attività specie da parte delle Regioni e allo stesso modo pesa anche l’incapacità di destinare a tali lavori la mano d’opera necessaria.

Potrebbe essere vantaggioso, sia per loro che per la collettività, impiegare i detenuti ristretti nei luoghi di detenzione che, con le dovute tutele e garanzie, ben potrebbero essere impiegati in questo tipo di interventi di pubblica utilità (la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha rigettato la richiesta del governo italiano per il riesame davanti alla Grande Camera del ricorso Torreggiani, contro il sovraffollamento carcerario. In base alla sentenza emessa lo scorso 8 gennaio dai giudici di Strasburgo, divenuta oggi, 27 maggio 2013, definitiva, l’Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e introdurre una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittime)”.