OMICIDIO VACCARO, D'ANTONIO: ERAVAMO DISARMATI E CI HANNO SPARATO LORO

*La vittima Matteo Vaccaro*
*La vittima Matteo Vaccaro*

AGGIORNAMENTO – Colpo di scena oggi pomeriggio al processo per l’omicidio di Matteo Vaccaro, il giovane ristoratore di Latina ucciso il 31 gennaio 2011 al Parco Europa. Prima che iniziasse l’arringa l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, l’imputato Francesco D’Antonio, ritenuto dagli inquirenti il mandante del delitto, dopo che il cugino aveva avuto una discussione con i Vaccaro nel locale gestito da quest’ultimi, ha chiesto di poter fare delle spontanee dichiarazioni.

 


LE DICHIARAZIONI DEGLI IMPUTATI

E’ la prima volta, dalla tragica notte di due anni e mezzo fa, che D’Antonio parla e lo ha fatto per dichiararsi innocente e accusare quelli che sono stati individuati come le sue vittime.

“Per me – ha esordito D’Antonio – non è facile parlare in quest’aula, dove sono stato dipinto come una persona che non sono e solo ora ho trovato il coraggio, trovandomi in una storia più grande di me, di cui sono vittima – ha specificato rivolgendosi ai coimputati – insieme a questi altri ragazzi. Ho visto mio cugino con la faccia piena di sangue, ho chiesto spiegazioni e successivamente ho saputo che era stato colpito da Matteo Vaccaro, persona litigiosa. Avevo paura e ho chiesto a Pugliese (Renato Pugliese ndc), che sapevo loro amico, di mediare, per evitare a mio cugino ulteriori strascichi. Questo è stato inutile, perché loro volevano per forza incontrarmi, mi hanno tempestato di telefonate e messaggi, dato appuntamenti su appuntamenti, ho provato anche a non rispondere, ma loro insistevano e alla fine sono andato. Ho portato con me alcuni amici, totalmente estranei a questa storia, alcuni dei quali sono qui e qualcuno non c’è. Non ho mai avuto armi, mai, e oggi sono ancora sicuro che nessuno dei miei amici ne avesse avute. Volevo scusarmi con i Vaccaro, sono sceso dalla macchina, ho visto tre persone sulla panchina e poi sentito sparare da tutte le parti. A quel punto sono scappato e sono stato inseguito da Valerio. Mi inseguiva con un’arma in mano e cercava di aprire il fuoco, ma dal rumore che faceva quell’arma mi sembrava come fosse inceppata o scarica”.

A parlare è stato poi l’imputato Fabrizio Roma: “Volevo dire che mi dispiace quello che è successo, ma che non mi sento in alcun modo responsabile. Mai in vita mia avevo conosciuto Matteo Vaccaro o la sua famiglia. Una settimana prima del fatto ero a letto con la febbre. La sera del 31 gennaio ho visto la televisione con i miei genitori e poi, ricevendo una chiamata da alcuni amici per andare a bere una birra e festeggiare la vittoria del Latina, sono uscito. Non potevo volere male ai Vaccaro, non conoscendoli, e posso solo dire che mi dispiace. Mi sento solo oppresso da questa storia e penso di essere una persona buona”.

 

LE ARRINGHE

L’avvocato Leone Zeppieri, legale di D’Antonio, ha chiesto per il giovane l’assoluzione, evidenziando i molti dubbi sull’accaduto che non sono stati chiariti dall’articolata istruttoria che si è svolta davanti alla Corte d’Assise di Latina. “Questo è un processo grave – ha sostenuto l’avvocato Zeppieri – è morto un giovane, sono imputati sei ragazzini, per i quali sono state chieste condanne che fanno venire un tonfo al cuore, è un processo monco, dove la prova è andata dispersa. La prova non è stata trovata”. A fargli eco l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo: “In questo processo si è andati tanto oltre da sfiorare i limiti costituzionali”.

 

LE PROSSIME TAPPE

L’11 luglio, giovedì prossimo, sono previste le arringhe degli avvocati Gaetano Marino, Domenico Oropallo e Angelo Palmieri, difensori degli imputati Alex Marroni, il giovane che confessò in questura di aver sparato a Vaccaro, Paolo Peruzzi e Gianfranco Toselli. Eventuali repliche e sentenza sono previste per il 15 luglio. Ancora attesa per conoscere il destino di Marroni, Peruzzi, D’Antonio, Roma, Toselli e Matteo Ciaravino.