BRUCIA MONTE GRANDE A ITRI, SETTE I PUNTI DI INNESCO

*Incendio Monte Grande*
*Incendio Monte Grande*

Sembra proprio  che a dare il via alle …danze, pardòn ai roghi boschivi, ci siano volute le evoluzioni pirotecniche della festa patronale della Madonna della Civita che, pur con non pochi dissensi e distinguo per l’inquinamento acustico e lo spreco di soldi, è pur sempre un richiamo “nazionalpopolare”. E’ stato così l’anno scorso, sembra essere lo stesso leit motiv del programma di distruzione sistematico dell’ecosistema nostrano, quest’anno.

Sono le prime reazioni, qualcuna anche neppure emotivamente contenuta, della gente di Itri di fronte al proditorio attacco alla montagna di Monte Grande, quella che separa la dorsale itrana da quella fondana e che si trova, tanto per dare l’idea, di fronte all’ingresso del cimitero. Da giovedi sera un devastante incendio, frutto di sette punti di innesco, disseminati lungo il pendio che da Raìno giunge a Vastomano e che sono stati appiccati a “mezza costa” così da impedire l’arrivo di automezzi, unica difesa notturna, quando i mezzi aerei non possono operare, ha attaccato la montagna con il neppur malcelato intento di distruggerla completamente.


Castello incendiatoNessuna ipotesi (ufficiale) addebita la responsabilità a qualcuno o a qualche gruppo o categoria. L’identità dell’incendiario è quella di un sicuro assassino della salute collettiva, garantito da leggi permissiviste che impediscono a quanti vengono “pizzicati” sul fatto dai controlli (Corpo Forestale dello Stato e altri) di essere puniti come si dovrebbe.

Mentre gli elicotteri stanno continuando a gettare acqua sui circa sei ettari aggrediti dalle fiamme, già si registrano decine di reazioni indignate da parte di cittadini, molti dei quali hanno i l coraggio di “metterci la faccia”. Tra questi ci piace citare il giovane “motore propositivo” della crescita socio-culturale di Itri, Roberto Meschino, il primo ad aver denunciato su Facebook l’assurdo biglietto da visita che fa conoscere gli itrani come coloro che avrebbero dato, a suo tempo, i natali a un certo Nerone, “Romae imperator”.

*Gino Maggiacomo*
*Gino Maggiacomo*

C’è, poi, l’intervento, lucido ed esaustivo del prof. Gino Maggiacomo, “coerente” applicatore delle idee che enuncia. Maggiacomo torna a puntare il dito, come già fatto lo scorso anno nel corso di un apposito convegno, su questa triste piaga.

“C’è tanta demagogia nel “parlare” solo nelle riunioni quasi salottiere, degli incendi boschivi, ma non si fa nulla per prevenirli, contrastarli concretamente o reprimerli. Dove sono più le fasce spezzafuoco che un tempo venivano regolarmente approntate? Perché non si va a controllare “di fatto” chi ha proprietà incolte e propedeutiche alla diffusione delle fiamme? Perché non si attivano squadre di “veri” volontari che vadano a spegnere il fuoco gratuitamente? Dove sono gli ambientalisti che parlano tanto a favore dell’ecosistema e poi li trovi puntualmente assenti allorchè si potrebbe partire, tutt’insieme, a spegnere i fuochi.

Sappiamo bene che i tagli economici hanno ridotto il numero dei Canadair a disposizione. Mi sembra di aver letto sugli organi di informazione che dovrebbe esserne funzionale uno solo per il centro Italia. Perciò, ognuno faccia la sua parte. Se quest’anno non si erano finora visti roghi di così intensa vastità, è perché ha piovuto fino a pochi giorni fa. Questa contingenza non ha fatto altro che aumentare gli scongiurati bilanci di ulteriori incendi. L’acqua piovana, infatti, ha favorito la crescita della flora così da far lievitare la quantità di biomasse attaccabili dal fuoco. E, poi, c’è il discorso dei piromani rimasti impuniti perché, nonostante il grande prodigarsi dei controllori, tra i quali, in primis, il Corpo Forestale dello Stato, quando gli autori degli incendi colposi vengono presi sul fatto, troviamo una legislazione permissiva che impedisce ai magistrati di poterli tenere, materialmente e per il tempo dovuto,  nelle patrie galere. Occorre che tutti ci diamo una regolata altrimenti gli smottamenti e le frane in montagna, con le conseguenze anche tragiche cui abbiamo assistito il 31 ottobre scorso, con la morte, a Pontone, di una anziana signora, saranno sempre più frequenti e più apocalittici”.