TERRACINA, 21 ANNI DAL MARTIRIO DI ALFREDO FIORINI

alfredo fiorini“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita ai suoi amici”: questa frase, tratta dal Vangelo di Giovanni, è posta sulla targa che dal 2000 si trova all’ingresso dell’ospedale terracinese e che ricorda il compianto e mai dimenticato Alfredo Fiorini, il medico missionario di Terracina e Fratello Comboniano ucciso crudelmente in Mozambico il 24 agosto del 1992.

Oggi, quindi, sono trascorsi 21 lunghi anni da quel giorno in cui fratello Alfredo era in viaggio verso Carapira per far riparare la sua auto quando morì sotto i colpi di mitra dei guerriglieri di Renamo. Si racconta che in quello stesso giorno poco distante cadde un baobab, e secondo un’antica tradizione del Mozambico quando cade un baobab vuol dire che è morta una persona ben voluta da Dio.
Vero e proprio esempio di carità cristiana, un martire dei tempi più recenti che ha concretamente e drammaticamente messo la propria vita al servizio delle popolazioni più dilaniate della mondo. Le prime esperienze nella baraccopoli di Kariobangi (Kenia) dove, dopo una lunga e sofferta riflessione, decise di non accedere al sacerdozio; un periodo trascorso nell’ospedale di Kalongo (Uganda), infine la missione in Mozambico, in uno dei luoghi maggiormente pericolosi del continente africano.


Dopo aver operato nell’ospedale di Namapa, Alfredo Fiorini passò nel ‘Centro de Saude’ di Alua dove riuscì a organizzare una piccola casa di cura che porta il suo nome e che anche dopo la sua tragica scomparsa è continuata a crescere grazie agli aiuti esterni diventando un importante polo sanitario per tutta la regione dell’Erati: sono stati aperti nuovi reparti, è stato formato del personale locale in aggiunta ai medici volontari giunti dall’Italia, si è diffusa la cultura della prevenzione.

Ma l’iniziale progetto di Fiorini non si è fermato all’ospedale: sono state costruite scuole, collegi femminili, casette in muratura, corsi di avviamento al lavoro, collegi per i bambini orfani, sono state promosse importanti campagne di educazione sanitaria per combattere la piaga dell’aids.

Il 24 agosto del 1992 l’orribile fine: 27 pallottole sparate contro l’auto di Alfredo, 4 quelle che lo hanno ucciso. Una scarica di mitra su un uomo andato lì per salvare altri uomini. Una folla immensa partecipò ai funerali di fratello Alfredo celebrati a Terracina il 31 agosto dal vescovo che nell’omelia lo paragonò agli altri martiri.

Il cosiddetto ‘Progetto Mozambico’ continua a crescere anche attraverso l’associazione a lui intitolata, formata da amici ed ex compagni di scuola, che ogni anno ‘adotta’ studenti del Mozambico in Medicina e Chirurgia e finanzia il loro percorso di studio, fino alla laurea.  Nuovi medici che lavoreranno in Africa perché, come diceva fratello Alfredo, “aiutare l’Africa con l’Africa”.
Questa sera alle 19 presso la chiesa di San Domenico Savio sarà celebrata la tradizionale messa alla sua memoria.