CISTERNA, OMICIDIO COLPOSO PER DUE MEDICI.UNO PROSCIOLTO E L’ALTRO RINVIATO A GIUDIZIO

tribunaleUn proscioglimento e un rinvio a giudizio, per una dottoressa si chiude senza problemi la disavventura giudiziaria e per un’altra si apre un processo.

Questa la decisione presa, dopo ben otto udienze, dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Cristina Pigozzo per due medici, accusati di omicidio colposo.


I fatti risalgono al 25 aprile 2010. Umberto Piacentini, 77 anni, si presentò al punto di primo soccorso di Cisterna. L’anziano avrebbe riferito di avere dolori al torace, al braccio sinistro, a una spalla e allo stomaco. Era mezzogiorno. La dottoressa Graziella Chiarucci lo visitò, fece una diagnosi di colpo di freddo, gli prescrisse dei farmaci e lo dimise. La sera il 77enne torno al punto di primo soccorso, sostenendo di stare ancora male. La situazione apparve subito grave al personale della struttura sanitaria e il 77enne venne trasferito a Latina. In quel periodo, dopo le 20, all’ospedale “Goretti” non era possibile fare un’angioplastica e la dottoressa Rita Di Rosa, del pronto soccorso, ritenne che le condizioni del paziente non rendessero possibile una trombolisi.

Dopo tre ore il 77enne, vittima di un infarto, spirò. I familiari dell’anziano presentarono una denuncia e il sostituto procuratore Pigozzo affidò una consulenza medico-legale alla dottoressa Maria Cristina Setacci, che concluse ritenendo responsabili sia Chiarucci che Di Rosa, la prima per non aver subito trasferito il paziente a rischio infarto e la seconda per il mancato intervento.

Chiarucci, difesa dall’avvocato Luigi Di Mambro, si è difesa sostenendo che tanto l’elettrocardiogramma quanto gli enzimi, oltre che la pressione, non lasciavano presagire nulla che potesse portare a ipotizzare un infarto, che aveva detto al paziente di farsi controllare nuovamente dopo quattro ore e che non vi era così certezza di quando fosse insorto l’infarto. Di Rosa, invece, difesa dall’avvocato Paolo Censi, ha insistito sul fatto che il suo operato era stato corretto, sconsigliando la letteratura medica nazionale e internazionale la trombolisi in casi come quello del 77enne. Il giudice alla fine dispose una perizia e il dott. Paolo Tancredi ha concluso specificando che quanto sostenuto dalla dottoressa Setacci e dal sostituto Pigozzo sull’operato della dottoressa Di Rosa non era appunto supportato dalle linee guida. In aula il pm Gregorio Papasso ha così chiesto e ottenuto dal giudice Mattioli il proscioglimento di Di Rosa e il rinvio a giudizio di Chiarucci. Il processo a quest’ultima, per fare piena luce sull’accaduto, è fissato per il 19 febbraio, davanti al giudice Lucia Aielli, e i familiari della vittima si sono già costituiti parte civile.