ASCOLTANDO ”VERMIS”, L’ULTIMA CATASTROFE DEGLI ”ULCERATE”

ulcerate vermisSe un’ipotetica apocalisse, intesa come un insieme di catastrofi annichilenti atte a spargere il seme della distruzione, potesse essere musicata, gli album del quartetto neozelandese ne sarebbero l’espressione più pura. Lecito aspettarsi che dagli album antecedenti “The destroyers of all” e “Everything is fire”, dai titoli piuttosto eloquenti, il loro processo di evoluzione si muova sulle stesse coordinate, ma avvalendosi di un suono ancor più cupo e disturbato.

Per gli Ulcerate essere etichettati come band death metal é oltremodo riduttivo. Il loro é un modo di interpretare la musica estrema secondo un ottica che per “estremo” intenda accelerazioni furiose come uno tsunami e rallentamenti repentini, come per dare aria al suolo prima di bruciare. Il tutto accompagnato dall’incredibile perizia tecnica del gruppo, dalle melodie dissonanti delle due chitarre che fendono nuvole nere, mentre il growl cavernoso del bassista vomita odio sul tessuto ritmico dell’incredibile drummer Jamie Saint Merat, pari a un immane tempesta di fuoco.


In definitiva, la recensione di quest’album sembra più adatta ad uno scenario biblico che musicale. Se prima era il fuoco, poi la distruzione di tutto… Gli Ulcerate sono tornati per ricordarci che rimarrà poco a parte i vermi, a divorare quanto poco le nostre stesse mani hanno portato alla rovina.

Da ascoltare assolutamente per gli amanti della musica estrema a tout court… Per i non appassionati che curiosano nell’estremo di qualsiasi genere però,”Vermis” ne é uno degli esempi più lampanti e, soprattutto, chiari come il cielo durante una tempesta di fulmini.