FORMIA, PROCESSO PER DIFFAMAZIONE CONTRO IL SINDACO. SOLIDARIETA' DAGLI EX CONSIGLIERI DI MINORANZA. CARDILLO CUPO REPLICA

*Maria Rita Manzo*
*Maria Rita Manzo*

AGGIORNAMENTO – “Questo è quello che accade quando la politica si trasforma in macchina del fango e la denuncia si sostituisce ai contenuti politici con l’unico obiettivo di creare confusione. Al Sindaco esprimiamo la nostra piena e incondizionata fiducia”. La sera del 19 dicembre 2011 Maria Rita Manzo, Luigi De Santis, Pietro Filosa, Sandro Zangrillo, Giuseppe Masiello e Augusto Ciccolella sedevano sui banchi dell’opposizione accanto all’attuale sindaco Sandro Bartolomeo, all’epoca capogruppo del Pd.

Si discuteva l’ordine del giorno da loro promosso. Il tema era quello delle infiltrazioni criminali e, con riferimento alla posizione dell’allora assessore Pasquale Cardillo Cupo, della compatibilità morale e politica tra il ruolo di amministratore comunale e quello di avvocato difensore di famiglie in odore di camorra. Il dibattito finì in bagarre e Cardillo Cupo denunciò l’attuale Sindaco per diffamazione.


La vicenda è ora oggetto di un processo che inizierà nel novembre 2014.

“Quella sera – ricordano Manzo, De Santis, Filosa, Zangrillo, Masiello e Ciccolella -, come gruppi del Sel e del Partito Democratico, presentammo al Consiglio un ordine del giorno che sottoponeva una serie di questioni e lanciava un elenco di proposte: dall’accesso on line degli appalti, all’istituzione di una sede distaccata della Dia e della Dda, all’osservatorio comunale per il monitoraggio dei fenomeni criminali. Chiedemmo inoltre che l’amministrazione si impegnasse a non includere figure detentrici di rapporti professionali con esponenti della camorra. L’ordine del giorno non fu mai votato e prevalsero le tesi negazioniste di Michele Forte. In quel frangente, l’atteggiamento di Cardillo Cupo scatenò la rabbia di molti, specie di alcuni consiglieri di maggioranza cui l’assessore consigliò di tacere. “Potrei andare oltre…” – disse rivolto al consigliere Pdl Salvatore Forte.

*Sandro Bartolomeo*
*Sandro Bartolomeo*

Giuseppe Simeone prese le difese del collega di partito e minacciò di abbandonare l’aula qualora l’assessore della sua maggioranza non avesse spiegato cosa intendeva. Questo – ricordano – è lo scenario che maturò in quel Consiglio Comunale. Nel merito della vicenda processuale non intendiamo entrare.

Stupisce però che un ex assessore, anziché dare risposte sugli importanti temi contenuti in quell’ordine del giorno, si preoccupi di redarguire Bartolomeo e di portare la vicenda in Tribunale. Questo succede quando la politica si trasforma in qualcosa di diverso. Una strategia che, tuttavia, non riteniamo vincente.

*L'avvocato Pasquale Cardillo Cupo*
*L’avvocato Pasquale Cardillo Cupo*

Comprendiamo che la ridotta visibilità determinata dall’esito elettorale ponga Cardillo Cupo in qualche difficoltà. Del resto, è in ottima compagnia. Sia a destra che a sinistra, si agita ogni giorno la schiera degli scontenti, gli sconfitti alle elezioni che pensano di ribaltare l’esito delle urne gettando tonnellate di fango sul sindaco e l’intera amministrazione.

Questa è la politica? Quella dei manifesti diffamatori affissi in campagna elettorale? Continuino pure – concludono -. Formia ha già dimostrato cosa pensa di tutto questo. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità. Lo abbiamo sempre fatto e sempre lo faremo”.

AGGIORNAMENTO – LA REPLICA DI PASQUALE CARDILLO CUPO

“In riferimento alla nota trasmessa dagli ex consiglieri di opposizione in merito alla vicenda che vede rinviato a giudizio il sindaco Sandro Bartolomeo per rispondere dei reati a lui attribuiti non posso che sottolineare come di confusione ce ne sia ben poca.

Il dott. Bartolomeo, secondo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina, ha commesso dei reati e di questi è chiamato a rispondere nelle sedi giudiziarie competenti ; non è certamente possibile un giorno dire abbiamo piena fiducia nell’operato della Magistratura ed il giorno dopo stupirsi o meravigliarsi quando, viceversa, si viene chiamati a rispondere dei reati nelle sedi opportune.

Del resto, mentre alcuni dei consiglieri nel consiglio comunale del dicembre 2011 illustrarono con educazione e nel rispetto della legalità il loro pensiero, senza che nessuno ebbe nulla da eccepire o segnalare, qualcun altro è andato assai oltre e per questo dovrà essere processato ; non è evidentemente un caso se su tanti consiglieri ad essere intervenuti solo uno è stato querelato e dovrà comparire in Tribunale come imputato.

Quello che stupisce, viceversa, è l’improvvisa involuzione dei rappresentanti cittadini di SEL e del PD ; sino ad ieri giustizialisti ad ogni costo – sino ad aggredire verbalmente finanche i professionisti che svolgevano funzioni costituzionalmente garantite come quelle della difesa processuale – e pronti a sostenere strane tesi preistoriche che vedrebbero impersonificati negli avvocati i pregi o i difetti dei loro assistiti, oggi viceversa li vediamo divenire improvvisamente garantisti fino al terzo grado di giudizio, tanto da passare più tempo a dare solidarietà che a governare.

Personalmente ammiro questa nuova strategia, da penalista non posso che concordare con loro sulla presunzione di innocenza, per qualcuno altri magari tutto ciò potrebbe apparire come banale ipocrisia, per altri ancora come una necessaria opportunità politica davanti ai numerosi indagati ed imputati che compongono l’odierna amministrazione cittadina; ognuno è libero, come è giusto che sia, di farsi la sua idea.

Quanto alla questione di visibilità politica cercherò di sopravvivere; del resto meglio restare nell’anonimato che distinguersi per i processi e per le imputazioni, a cominciare da quelle formulate per la nota vicenda del fallimento e della bancarotta della Formia Servizi, per la quale sono certo che stante l’imminenza processuale i paladini della legalità staranno già predisponendo la costituzione di parte civile contro chi ha contribuito in maniera determinante a tale roboante fallimento, almeno che non sia già pronta una nuova nota di solidarietà per i consiglieri comunali e per gli assessori coinvolti.

La Giustizia, Illustri Signori, purtroppo non è ad uso e consumo di nessuno: è del popolo”.

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