Golfo di Gaeta, monitoraggio sull’inquinamento del mare. Scomparse 10 delle 60 boe posizionate

"Le boe posizionate sui fondali del Golfo*
“Le boe posizionate sui fondali del Golfo*

Tre giorni intensi, conclusi con il recupero dei rilevatori e delle boe posizionate lunedì per dare concretezza al progetto “Samobis”. Un’affiatata collaborazione tra i ricercatori, collaboratori del Professor Loreto Rossi dell’Università di Roma La Sapienza, i pescatori di Formia e Minturno e gli uomini della Guardia Costiera del Comandante del Compartimento di Gaeta, Cosimo Nicastro,  e del Comandante dell’Ufficio Locale Marittimo di Formia, Antonio Corrado, e di tutti gli uomini del Corpo delle Capitanerie di Porto, che hanno offerto la propria disponibilità, soprattutto in termini di professionalità.

Saranno i risultati delle analisi condotte sulle alghe utilizzate per questo lavoro che dovrebbero fornire validi elementi per conoscere lo stato di salute delle acque.


Ludovico Cardillo e Giovanni Pugliese da Scauri, Stefano Di Mambro e Giovanni Scarpellino da Formia, sono i pescatori che si sono offerti di collaborare per la buona riuscita del progetto, accompagnando il team universitario nel posizionamento delle boe. Le condizioni meteo marine non hanno agevolato il loro compito. Pioggia e vento gelido li hanno accompagnati fino a mercoledi 27, ieri mattina, giorno di recupero del materiale da analizzare nei laboratori universitari.

Non è stato possibile recuperare dieci boe con relative scatolette contenenti il materiale da analizzare. Per la precisione, tre boe posizionate nei pressi di Gianola-S.Janni, tre boe poste al largo della foce del fiume Garigliano e quattro boe tra Formia e Gaeta, sono “scomparse”. Una sparizione in merito alla quale ognuno può trarre le proprie conclusioni. “Credo che – ha detto Erminio Di Nora, chiamato a coadiuvare il progetto da terra –  sia fondamentale la collaborazione tra la ricerca, gli addetti ai lavori, gli organismi di controllo, e ciò al fine di reprimere qualsiasi atto illecito, sia esso di natura ambientale o di pesca illegale, sia essa professionale o sportiva. Andare alla fonte del problema, ponendo un occhio attento ai bandi regionali, nazionali, comunitari, che periodicamente offrono alle amministrazioni la possibilità di ottenere fino al cento per cento a fondo perduto per realizzare opere e servizi per migliorare le condizioni di vita nelle località dove sono presenti porti pescherecci. E’ scaduto da qualche mese il bando sui porti da pesca, è stato pubblicato da qualche giorno quello per il posizionamento di barriere sommerse, ma ce ne sono altri in lavorazione. Per ottenere un buon risultato, è necessario lavorare uniti per un fine comune: il benessere della Natura e dell’Umanità, evitando faziosità tra Comuni confinanti, o guerre partitiche. Alcuni “politici” lasciano il posto ad altri, ma chi svolge con amore il proprio lavoro resiste, e continua nel tempo, a far emergere la verità, la sola e unica”.

Non dimentichiamo che la Provincia di Latina commissionò uno studio nel 2012, legato alla presenza di una importante fioritura algale. In quell’occasione fu ancora una volta Erminio Di Nora a coordinare “i rapporti tra i partecipanti all’iniziativa, ma non ricordo che i risultati siano mai stati resi pubblici. Non dimentichiamo che  – conclude Di Nora – i fondi con i quali vengono finanziate queste iniziative provengono da coloro che pagano le ‘tasse’, da tutti i cittadini”.