Sequestro di ferro al porto di Gaeta, la difesa prepara il ricorso al Riesame

rottami
*Il materiale ferroso sequestrato*

Tutto in regola. Nessuna violazione delle norme in campo ambientale e accuse frutto in larga parte di errori, a partire da quelli sull’esatto quantitativo del materiale stoccato. La difesa della ditta che si è vista ieri sequestrare una montagna di materiale ferroso, oltre all’area all’interno del porto di Gaeta in cui era depositato, è già al lavoro.

Gli avvocati Vincenzo Macari e Alfredo Zaza stanno raccogliendo tutto il materiale necessario per provare alla Procura di Cassino che la condotta della società è lecita, partendo sui controlli già compiuti dalle Dogane e dalla Guardia di finanza su quei cumuli di ferro vecchio. La difesa inoltre sta già lavorando a un ricorso al Riesame contro il sequestro.


L’obiettivo è salvare un’azienda che a Gaeta dà lavoro a un centinaio di persone. Per la Procura di Cassino, invece, sarebbero state compiute violazioni delle norme europee in relazione alla tipologia di materiali stoccati e alla loro tracciabilità, visto che le leggi comunitarie prevedono criteri in base ai quali i rottami di ferro e accaio cessano di essere considerati rifiuti, diventando utilizzabili in un nuovo ciclo di produzione. Per gli inquirenti al porto sarebbero state ammassate 4.500 tonnellate di rottami, dalla provenienza affatto chiara e contaminate da altri materiali.

Alle guardie costiere sono stati fatti così apporre in via preventiva i sigilli. La battaglia tra accusa è difesa è appena iniziata.

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