Terracina, l'analisi severa del coordinatore del Pd Giuliani della sanità pontina

sanitaTempo di bilanci ma anche il tempo, per la AUSL di Latina, di tracciare una nuova agenda di politiche della Salute.
Tra due settimane circa, il 21 dicembre prossimo, scadrà il mandato del plenipotenziario manager della AUSL di Latina. Durato circa 3 anni e coinciso con un periodo di grave crisi economica e finanziaria e con la conseguente razionalizzazione dei servizi.
Finisce e viene superata a piè pari, per la sanità pontina e regionale, quella che potremmo definire stagione Polverini, un tempo che credo nessuno rimpiangerà.
E’ infatti totalmente mancata durante questo periodo una visione strategica della sanità pontina e ciò è attestato dal fatto che è ancora vigente l’atto aziendale del luglio 2008 confezionato durante le gestioni Petti-Coiro.

Purtroppo il tentativo velleitario, operato in questi tre anni, di modificarne l’architettura si è miseramente risolto anziché in una elaborazione articolata e complessa, finalizzata a realizzare nuovi servizi alla persona e alla tutela della sua salute, in scarne bozze di atti aziendali confezionate sotto forma di elenchi di strutture complesse e semplici (UOC e UOS), senza che ad esso fosse stata accompagnata una seria proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera ed il ripensamento della sanità territoriale.
O meglio una cosa la si è cercata di fare, annientare il Presidio Ospedaliero Centro e spacchettarlo in modo tale da aggregare l’ospedale di Fondi a Formia e quello di Terracina a Latina.


Nemmeno il tanto decantato virtuosismo in termini di bilancio può essere valutato positivamente visto che esso non si è tradotto, se non parzialmente, in investimenti in tecnologie e risorse e capitale umano, con ricadute concrete per la sanità pontina, ma è servito, nella filosofia delle Macroaree, a rimpinguare le casse vuote della indebitata sanità romana.
E’ inoltre assolutamente mancato il sostegno alla sanità del territorio che attraverso un nuovo piano e modello di cure domiciliari stava elaborando, mediante il ricorso alla strategia dei percorsi assistenziali per la cura e gestione delle fragilità, un processo strutturale di intervento nei confronti delle malattie croniche.
Più che di un disegno tracciato da una visione della salute a medio e a lungo termine si è trattato di operazioni tutte protese a soddisfare istanze provenienti da lobby e potentati locali.

Infatti tra le tante ipotesi messe in campo e fortunatamente scongiurate c’è stata quella di trasformare il Fiorini in presidio esclusivamente universitario, non considerando che la positività dell’esperienza condotta a tutt’oggi sul Fiorini è la risultante dell’innesto delle specialistiche universitarie su di un forte e radicato tessuto di servizi e risorse umane di matrice ospedaliera.
A questo punto quale messaggio inviare al nuovo management che si accinge a prendere in mano le redini del governo della sanità pontina e da dove ripartire per costruire, sopra queste macerie, una proposta in grado di rispondere ai bisogni di salute del territorio?

1. Abolire la organizzazione della sanità laziale ed in particolare di quella pontina in macroaree con vertice su Roma;
2. Ripristinare il DEA di 2° livello su Latina, soluzione in grado di far intercettare ulteriormente investimenti, alta specialistica ed alta tecnologia;
3. Conferma su Formia del DEA di1° livello;
4. Tutela della articolazione della rete ospedaliera in tre Presidi: Nord, Centro e Sud;
5. Ulteriore integrazione della realtà universitaria sul P.O. Centro, sia su Terracina che su Fondi. Si pensi solo al successo dei servizi e delle specialistiche universitarie attivate a partire dal 2006, dermatologia, oculistica, otorinolaringoiatria, psichiatria e a quelli di recente conio che hanno portato alla realizzazione di interventi di trapianto di cornea, realizzati dall’oculistica universitaria, oppure alla attivazione di un percorso ad hoc per i malati di Alzheimer, frutto della sinergia tra Distretto Socio-Sanitario e Neurologia Universitaria. Ciò consentirebbe di utilizzare al massimo spazi, servizi, tecnologie e blocchi operatori di entrambi i nosocomi per i quali non si porrebbe più in alcun modo l’ipotesi di accorpamento al P.O. Nord ed al P.O. Sud;
6. Attivazione delle Case della Salute , anche con la presenza della degenza infermieristica, su Sezze e Gaeta. L’ex ospedale San Carlo di Sezze a tale proposito è già stato oggetto di inaugurazione e parziale attivazione in questi giorni;
7. Adozione della strategia e del modello organizzativo dei percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio per la gestione di patologie quali: l’ictus, la frattura di femore, lo scompenso cardiaco, la brocopneumopatica cronico-ostruttiva, il diabete, l’oncologia. Tale strategia ha lo scopo di prendere per mano le persone fragili ed accompagnarle lungo tutto l’iter diagnostico terapeutico;
8. Potenziamento del connubio Distretti Sanitari, sanità territoriale, ed Enti Locali, comuni, attraverso la declinazione dei Piani di Zona e le politiche di integrazione socio-sanitaria, con l’implementazione della figura dell’infermiere di famiglia;
9. Attivazione della rete dei poliambulatori e servizi di specialistica e diagnostica territoriale, quale quello che deve essere inaugurato a Priverno presso la struttura di Madonna delle Grazie.

Tutto quanto elencato, anche se può apparire ambizioso, potrà realizzarsi ed attuarsi solo ed esclusivamente con il contributo di uomini e donne illuminati, qui il messaggio alla Regione Lazio che dovrà provvedere alle nuove nomine, in grado una volta insediatisi nei ruoli di governo della AUSL di mettersi al servizio dei cittadini e non esclusivamente di lobby e dei potentati locali.

Ivano Giuliani Coordinatore del Circolo PD di Terracina