La 'longa manus' di Cipriano Chianese sul business miliardario dei rifiuti pontini

rifiutiQualcuno sostiene che sia stato l’inventore delle ecomafie in Italia. Di certo è considerato la “longa manus” dei Casalesi nella miliardaria gestione dei rifiuti, naturalmente anche in provincia di Latina dove aveva non pochi interessi immobiliari ed economici. Già agli arresti domiciliari perché imputato in un processo per avvelenamento delle falde e disastro ambientale, l’avvocato Cipriano Chianese, di 62 anni di Parete, in provincia di Caserta, è tornato in carcere con un suo ex collaboratore, l’avvocato Carlo Verde, perché accusato di tentata estorsione aggravata dal vincolo camorristico.

È stato arrestato dagli agenti della Direzione investigativa di Napoli che hanno eseguito, al termine di un’articolata indagine coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia del capuologo campano, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli Alessandro Ferrigno.


Nelle sue ultime esternazioni televisive l’ex collaboratore di giustizia Carmine Schiavone ha più volte sottolineato il ruolo svolto dall’avvocato Chianese nell’affaire illecito dello smaltimento e dei rifiuti pericolosi da parte della camorra. Ma in quest’ultima inchiesta della Dda i rifiuti, seppur direttamente, non c’entrano: Chianese è considerato l’ispiratore di una manovra estorsiva che nel dicembre 2005 portarono il clan dei Casalesi, tramite suo fratello Francesco, ad acquisire quote e gestione della società di trasporti Mary Trans, un’azienda che possedeva autobus e camion utilizzati per il trasporto di rifiuti, fondata nel 1995 dalla famiglia Chianese, ma poi passata di mano. I nuovi proprietari si rivolsero però al vecchio titolare chiedendo un aiuto economico quando si trovarono in difficoltà.

E da lì sarebbe cominciata una spirale di intimidazioni e violenze che ha portato all’incriminazione per estorsione. Queste accuse vennero archiviate nel 2011, ma recentemente sono state rilanciate dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, secondo il quale Chianese avrebbe garantito una sorta di “incolumità” sugli imprenditori se avessero sottoscritto quote al fratello. In caso contrario avrebbe minacciato un intervento diretto dei casalesi se non avessero ceduto alle sue richieste. Lo stesso pentito ha dichiarato che, in cambio di 500mila euro, sarebbe dovuto diventato il sicario per uccidere nel 2005 un magistrato che ‘”dava fastidio” a Chianese poichè stava indagando sulle sue attività imprenditoriali nel settore dei rifiuti.

Il loro illegale smaltimento e i proventi dei loro traffici Chianese li investiva anche in provincia di Latina, soprattutto a Formia – aveva acquistato sulla strada Litoranea l’ex discoteca Marina di Castellone che avrebbe voluto trasformare in appartamenti con vista sul mare del Golfo – e a Sperlonga, dov’era proprietario di una villa bunker prima sequestrata e poi confiscata in un’operazione del 18 aprile scorso quando gli furono sottratti beni per 82milioni di euro. Chianese cominciò la sua carriera come avvocato, massone in contatto con Licio Gelli, il cui nome compare nelle carte di alcuni processi sul traffico dei rifiuti, fu candidato alla Camera nel 1994 nelle liste di Forza Italia. Insomma dalla professione forense passò al più redditizio business dei rifiuti il cui coordinamento gli venne concesso dai vertici dei Casalesi. La sua discarica, la Resit di Giugliano, è considerata una bomba ecologica che continuerà ad avvelenare il territorio per almeno altri 50 anni, vi sarebbero state sversate oltre 800 mila tonnellate di rifiuti In larga parte si tratta di scorie pericolose o tossiche che, stipate in violazione delle leggi ambientali, sarebbero residui industriali provenivano da aziende del Nord, tra questi i veleni dell’Acna di Cengio, Infine in tutti gli gli anni delle emergenza rifiuti, Chianese è stato un interlocutore delle gestioni commissariali per l’emergenza rifiuti.

Insomma l’avvocato di Parete colloquiava con lo Stato, strano ma incredibilmente vero..